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In Italia c’è un segreto, taciuto da generazioni di geografi. Il Po non è il fiume più lungo. Magari non abbastanza per appiccar fuoco al libro delle scuole elementari ma tanto basta per prendere una rivincita su quel voto basso in pagella, per colpa dei metri in più o in meno. Il fiume più lungo d’Italia, se si calcola la sorgente dal torrente Negrone, anticamente ignota – e da lì l’errore mai confutato ufficialmente – è il Tanaro, 707 chilometri ipotetici, la maggior parte dei quali assegnati al Po.
Un percorso di dialetti, atmosfere, varietà di vino e qualità di salumi, che Fabrizio Fontana, Nicola Liberti e il coniglio Lapo hanno attraversato a bordo di un’Apecar. Questo itinerario tra i campanilismi piemontesi, tra Le voci del Tanaro (2012), è diventato un film in presa diretta di Sandro Bozzolo e Alessandro Ingaria, che sarà proiettato giovedì, 4 maggio, alle 20, nel corso di una serata conviviale allo studio di Dario Ghibaudo, in via Arcivescovo Romilli, 1, a Milano. Un’intera estate condensata in un’ora e mezza, in un lento viaggio sferragliante di lamiera Piaggio e di chiacchiere con l’antropologo, l’anziano, il poeta, lo studente di linguistica, il ragazzo sinti, per incontrare ciò che sembra debole al cospetto della modernità eppure resiste tenacemente. In attesa di quella rivincita.