Aveva attirato l’attenzione già dal nome all’avvio del progetto, il
CACCA, Centro per l’Arte Contemporanea della Cultura Alimentare, e continua a destare l’interesse dei bolognesi solleticando le curiosità dei cultori del food, amanti del genere e attenti scopritori di novità culturali. In quella Bologna-City of Food, celebrata e al tempo stesso contestata, che intorno al cibo ha costruito una rete di riflessioni multidisciplinari. Il CACCA infatti è “un’operazione artistica, uno spazio di ricerca, sperimentazione e traduzione del pensiero in azione” nato dall’esigenza di disintossicare il pubblico dall’assuefazione da cibo con un percorso pluriennale in grado di offrire punti di vista e sguardi significativi e davvero inusuali. Un side project del collettivo
Panem Et Circenses, fondato nel 2012 a Berlino da Ludovico Pensato e Alessandra Ivul che guidano pratiche di partecipazione per indagare le relazioni che si attivano proprio attraverso il cibo.
Al terzo appuntamento della conditissima programmazione 2016, il Centro domani 9 giugno propone diverse “portate”: una doppia inaugurazione, quella dell’opera partecipata “Cibofòbia” degli stessi Panem Et Circenses con i ragazzi del Master Europeo “Storia e cultura dell’Alimentazione” e ancora dell’installazione interattiva “D.O.N.C.” dei Petricorstudio; l’una in via Solferino 33/A nei 22 metriquadrati della sede del CACCA e l’altra nel cortile di CMS.CULTURA al civico 38 della stessa via.
Questa la proposta per giugno all’interno della rassegna “Eutopia-Pratiche artistiche intorno a ‘luoghi’ alimentari che non esistono… ancora”, che vede coinvolti artisti, curatori, docenti universitari, chef, sociologi, ingegneri e professionisti della cultura in installazioni, opere partecipate, talk, videoconferenze, performance, social eating ed exhibit fino a dicembre prossimo. Partiti ad aprile con “Pane! Pane!” di Rachele Lapponi a cura di Silvia Petronici, i Panem Et Circenses a maggio hanno presentato “Cosa Manca?” di Petripaselli e per l’Eutopia di questo mese, appunto i Petricorstudio con “D.O.N.C. – Denominazione di Origine Non Controllata”, lavoro capace di generare un “luogo effimero” atto a definire i termini della cultura alimentare attraverso la partecipazione attiva dei fruitori. Gli artisti realizzeranno uno strumento ludico per dissolvere le sovrastrutture mentali e lasciar emergere le emozioni che saranno registrate in diretta e riportate in una forma estetica come risultato finale del progetto.
Ma non finisce qui. Contemporaneamente partirà anche “Il circolo dell’utopizza”, progetto del Dipartimento Educazione del CACCA che prevede quattro incontri su invito che attiveranno un dispositivo relazionale durante le conversazioni a tavola di fronte ad una pizza, che sarà poi “restituito” come opera d’arte alla fine del ciclo.
A dicembre infatti la rassegna potrà contare su una pubblicazione finale a distribuzione internazionale grazie alla collaborazione con Gallleriapiù di Veronica Veronesi, di cui si sente parlare da tempo come prima gallerista in Italia a promuovere residenze di food artisti e food project specifici nello spazio bolognese.
Eutopia, in effetti, non è un nome ancora una volta scelto a caso, bensì un neologismo che si spinge al di là dell’utopia, in primis per omaggiare il cinquecentenario de L’Utopia di Tommaso Moro e da questo, per ridare valore al pensiero utopico come unico pensiero in grado di farci proiettare e immaginare un futuro fuori dai codici già in atto, anticipando ciò che non è ancora, attraverso il linguaggio dell’arte. (Cristina Principale)