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Onde evanescenti. Lorenzo Senni ci racconta la sua opera per l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo

di - 19 Novembre 2018
Ogni luogo ha i suoi suoni, che possono essere molto profondi. Si allargano tra i pensieri di chi li ascolta, rievocano ricordi e sensazioni e, a loro volta, rimarranno scritti da qualche parte della memoria. E poi ci sono alcuni luoghi che, invece, assumono l’inquietante forma del silenzio. Canone Infinito è l’installazione che Lorenzo Senni ha pensato per i corridoi del reparto Terapia Intensiva dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, a cura di Stefano Raimondi e Claudia Santeroni.
L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra il nosocomio e The Blank Contemporary Art, network degli operatori dell’arte pubblici e privati attivi sul territorio bergamasco, è sostenuta da Fondazione Credito Bergamasco, Amici della Pediatria e dalla famiglia Santo Radici e continua il percorso di dialogo tra sanità e arte che l’ospedale ha intrapreso da tempo, con opere, tra gli altri, di Alberto Garutti, nelle sale parto, di Michelangelo Pistoletto, nel parco interno, di Andrea Mastrovito e Stefano Arienti, per la nuova chiesa.
Senni, artista e compositore nato a Cesena nel 1983, ha già affrontato i temi della malattia e della degenza, come per la colonna sonora del video Da Vinci, di Yuri Ancarani, presentato alla Biennale di Venezia del 2013 e incentrato su un’operazione di microchirurgia robotica. E anche nel caso di Canone Infinito, opera destinata ai famigliari dei pazienti ricoverati nelle terapie intensive dell’Ospedale Giovanni XXIII e allestita nei corridoi adiacenti, è stata scelta la forma sonora. Un lavoro che tiene in conto delle particolari esigenze del contesto e che predilige l’evanescenza – presente e percepibile – di ciò che si ascolta, per accompagnare le persone solo attraverso i punti di transito del reparto, distante dai luoghi di permanenza e di cura.
Nella realizzazione dell’opera, che ha richiesto un periodo di gestazione di oltre un anno, sono stati coinvolti anche il personale medico e un team di psicologi dell’ospedale, oltre all’artista e ai curatori di The Blank, Raimondi e Santeroni. «Il proposito di The Blank – ci hanno spiegato i curatori – è da sempre quello di avvicinare le persone all’Arte Contemporanea, rendendola esperienza fruibile nella quotidianità e non frequentazione elitaria. Per questo motivo Canone Infinito è la concretizzazione dello spirito che anima l’associazione. L’ospedale è per antonomasia “consorzio della collettività”, dove con consorzio si intende “unione di più individui compartecipi”: è in un certo senso il posto in cui non ci si vorrebbe trovare, ma contestualmente quello verso cui si hanno le aspettative più alte quando a dover ricevere cure siamo noi stessi o i nostri cari. Questo nel reparto di Terapia Intensiva è amplificato al massimo, ragione per cui inserirsi in questo contesto è stata una sfida sublime, nel senso più romantico del termine».
Abbiamo posto alcune domande a Lorenzo Senni su questo lavoro, che l’ha molto coinvolto emotivamente.
Sei una star della musica elettronica, produttore, compositore e artista multidisciplinare. Hai realizzato performance in luoghi come il Centre Pompidou (Parigi), l’Auditorium Rai (Torino), l’Auditorium Parco della Musica (Roma), il Berghain (Berlino), lo SPACE (Londra), la Zabludowicz Foundation (Londra), lo S.M.A.K. (Ghent), l’ICA (Londra), Eletronika Festival (Brasile), il MACBA (Barcellona) e hai collaborato con artisti come Cory Arcangel, Carsten Holler, Ed Atkins e Yuri Ancarani. Con che spirito ti sei avvicinato a un luogo connotato in modo così forte?
«Vorrei iniziare sottolineando che nel mio approccio a questo contesto ho cercato di essere più rispettoso possibile. Ritengo che al giorno d’oggi un artista debba puntare ad essere quanto più fedele possibile al suo linguaggio e al suo modo personale di relazionarsi alle situazioni, ma in determinati contesti così delicati e forti come un reparto di terapia intensiva è necessario fare un passo indietro. Lo scopo del mio lavoro, in accordo con medici e psicologi, non ha, ovviamente, nessun intento di consolare o rallegrare chi si trova in queste situazioni estremamente drammatiche, ma di accompagnare le lunghe attese delle persone, che sui corridoi attendono notizie dei propri cari».
Come e con chi hai lavorato per riuscire in questo intento?
«Quando per la prima volta sono andato all’ospedale di Bergamo sono rimasto colpito dalla sensibilità di Santo Radici, ex-direttore delle risorse umane dell’ospedale e referente unico per le installazioni artistiche all’interno della struttura. Grazie alle acquisizioni di opere d’arte per l’ospedale che ha promosso negli anni e alla loro presenza si è sviluppata una grande sensibilità per l’arte da parte di tutto il personale. La nuova installazione è stata pensata fin dall’inizio per essere un’opera sonora destinata ai corridoi del reparto di terapia intensiva: progettati come aree di transito, sono divenuti luoghi di stazionamento per i parenti che attendono notizie dei degenti. Questi corridoi sono un luogo con una tensione emotiva fortissima. Quindi ho lavorato con medici e psicologi, pensando ai pazienti, ai loro cari che li assistono e al personale dell’ospedale, che deve convivere con l’opera ogni giorno. È stato davvero provante lavorare a stretto contatto con situazioni così drammatiche e molto complesso trovare la via per realizzare un lavoro rispettoso di queste situazioni».
Per che tipo di installazione hai deciso?
«Ho subito pensato che in quel contesto non avrei voluto usare dei suoni elettronici, anche se la maggior parte del mio lavoro si basa su quelli, e mi sono orientato su suoni acustici, più adatti per scrivere un pezzo destinato a essere suonato lì in modo permanente. Ho fatto vari esperimenti con strumenti a percussione, alla fine ho optato per la marimba, che pur essendo molto delicata mi permette di rimanere fedele a ciò che faccio in ambito elettronico, una musica che a me piace chiamare puntinistica, perché se si volesse visualizzarla la si potrebbe immaginare composta da punti. A livello visivo l’unico elemento aggiunto nei corridoi sono gli speakers, ma sono integrati nel sistema di apparecchiature dell’ospedale e non si notano. Lungo uno dei corridoio è stato posizionato un pannello realizzato da Studio TEMP di Bergamo con una sintetica descrizione del lavoro, per chi volesse capire più dei suoni che sente».
Da dove deriva il suggestivo titolo?
«Canone Infinito, viene dal titolo di un libro di Loris Azzaroni (“Canone Infinito. Lineamenti di teoria della musica”), mio docente di teoria della musica al DAMS di Bologna. Questo titolo mi ha sempre affascinato perché in musica il canone è una variazione della fuga, una delle soluzioni più raffinate per descrivere delle ripetizioni, secondo regole molto precise. Per questo pezzo avrei voluto scrivere un canone, ma medici e psicologi hanno ritenuto che la formula più appropriata fosse una composizione molto breve. Ho fatto è una melodia, può essere definita una cellula melodica, che si ripete. La composizione, di durata leggermente superiore a quattro minuti, si attiverà allo scoccare di ogni ora dalle sette del mattino alle ventuno fungendo da suono che accompagna l’apertura, lo svolgimento e la conclusione del ciclo quotidiano dell’ospedale». (Silvia Conta)
In home: Ospedale Papa Giovanni XXIII Bergamo. Foto di Giovanni Terzi, courtesy The Blank Contemporary Art
In alto: Lorenzo Senni. Foto di Mayumi Hosokura

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