Otto piani divisi tra spazi espositivi interni ed esterni, uffici, una biblioteca da 10mila volumi e un’area di 2mila metri quadrati dedicata appositamente ai nuovi media e alla programmazione pubblica. E con un pizzico di Italia, visto che la facciata nord sarà ricoperta da pietra vulcanica reperita dall’Etna.
«Il risultato è un progetto che riflette la nostra stretta collaborazione con Weinberg Properties e Pace, una struttura che migliorerà ulteriormente il fiorente quartiere di Chelsea, con una forte presenza sulla strada e nello skyline, con materiali che invecchieranno con grazia e una varietà di interni dinamici e di spazi all’aperto», hanno commentato dallo studio d’architettura.
Un bel regalo per il sessantesimo anniversario della galleria fondata da Arne Glimcher, che aprì la sua prima sede nel 1960, a Boston, raggiungendo rapidamente le prime posizioni nella classifica dell’arte blue chip, con mostre di artisti come Richard Avedon, Yto Barrada, Christo, Jean Dubuffet, Sol Lewitt, Robert Rauschenberg, Mark Rothko, Kiki Smith, James Turrell. Particolarmente interessata all’arte ambientale e concettuale, Pace è stata tra le prime a cogliere le potenzialità dell’arte orientale contemporanea, potendo annoverare artisti oggi seguitissimi, come Lee Ufan, Yue Minjun e Xiao Yu. Oggi, la galleria ha sedi diffuse tra Londra, Hong Kong, Palo Alto, Seoul e Ginevra.
«La progettazione di questo nuovo edificio insieme a Bonetti / Kozerski e Weinberg Properties ha dato al team di Pace l’opportunità di affrontare, con occhi nuovi, la questione di cosa significhi essere una galleria d’arte nel XXI secolo», ha dichiarato Marc Glimcher, CEO di Pace. «Ogni elemento di questo nuovo edificio, dalla biblioteca al primo piano, alla galleria della terrazza all’aperto al sesto piano, fino allo spazio per le performance del settimo piano, è stato modellato per permetterci di raccontare le storie dei nostri artisti in modo dinamico e approfondito, come meritano».
E dunque, cosa vedremo il 14 settembre? La partenza è con il botto, con grandi maestri le cui ricerche hanno segnato in profondità l’arte contemporanea e artisti più giovani, che hanno proseguito nel solco.
Al primo piano, nello spazio espositivo più ampio, una mostra dedicata alle prime opere di Alexander Calder, tra il 1920 e il 1931, gli anni in cui l’artista si andava formando, tra l’impiego come fuochista nella sala caldaie della nave H. F. Alexander e il trasferimento a Parigi, dove iniziò a costruire giocattoli, trovando ispirazione per le sue bellissime sculture cinetiche degli anni seguenti.
Al secondo piano, una serie di nuovi dipinti astratti, biomorfi, spirituali e su larga scala di Loie Hollowell, classe 1983. Ancora pittura al terzo piano, con il grande David Hockney, che presenterà un grande disegno panoramico composto da 24 pannelli e altre quattro opere, tutti ispirati alle atmosfere della Normandia. Uscendo sulla terrazza panoramica al sesto piano, affacciata sullo skyline di Manhattan, incroceremo tre monumentali sculture di altrettante generazioni di scultori: ancora Calder e poi Joel Shapiro e Tony Smith. Questa zona sarà appositamente dedicata alle installazioni ambientali e alle sculture e prevedrà da due a tre progetti all’anno.
Al settimo piano vedremo la luce delle celebri sculture-lampadario di Fred Wilson, realizzate a partire dal 2003, quando l’artista rappresentò gli Stati Uniti alla 50ma Biennale di Venezia. In Laguna il colpo di fulmine e, da quel momento, tutti i lampadari di Wilson sono in vetro di Murano. In esposizione per l’occasione, cinque opere di questa serie, dalla prima alla più recente, quella concepita per la 15ma Biennale di Istanbul del 2017.
In alto: Architectural rendering of the sixth and seventh floor galleries of 540 West 25thStreet, New York. Courtesy of Bonetti / Kozerski Architecture