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Ha dedicato la vittoria a Federico Fellini, ai Talking Heads, a Martin Scorsese -che ha applaudito il suo film ancora prima della premiazione- e a Diego Armando Maradona. Ecco il regista italiano Paolo Sorrentino, ieri sul palco degli Oscar a Los Angeles, al Dolby Theatre, pochi secondi dopo la nomina de La Grande Bellezza, come miglior film straniero.
A lui anche il merito, non solo di aver tracciato un magnifico affresco sulla magnificenza e il declino della capitale e dell’Italia tutta, ponendosi un po’ come un Fellini in senso contrario, ma anche di aver riportato idealmente la statuetta nel Belpaese, o almeno al suo cinema: l’ultima statuetta era stata vinta 15 anni fa, con Roberto Benigni e un altro film che portava nel titolo la parola “bello”: La vita è bella, appunto. Ad annunciare il trionfo l’attore Ewan McGregor e Viola Davis. Perché Fellini, Maradona, il gruppo musicale dei Talking Heads e Scorsese?: «Sono quattro campioni nella loro arte che mi hanno insegnato tutti cosa vuol dire fare un grande spettacolo, che è la base di tutto lo spettacolo cinematografico. Sono molto emozionato e felice, non era scontato questo premio, i concorrenti erano temibili ora sono felice e sollevato», ha dichiarato il regista.
Non poteva mancare, inoltre, un ringraziamento per Roma, il meraviglioso palcoscenico del racconto reso intenso anche dalla grande interpretazione di Toni Servillo, e per Napoli (città di origine di Sorrentino e anche del protagonista Jep Gambardella-Servillo). E domani sera, con buona pace dei cinema che hanno scelto di riproporlo in cartellone, Canale5 trasmetterà il lungometraggio in prima tv. Per riscoprire, grazie all’arte, anche un po’ di patriottismo. Anche il Ministro Franceschini, intervistato stamattina al GR3, ha parlato di una vittoria di tutta l’Italia e dopo essersi congratulato con il regista ha anche dichiarato che il sostegno del cinema e della creatività sarà uno dei programmi fondamentali del suo mandato al Governo.
A portarsi a casa, invece, ancora a Hollywood il premio più prestigioso, è stato un altro grande artista: Steve McQueen. Il suo 12 anni schiavo, intenso e verissimo racconto, è stato insignito del titolo di “miglior film”.
Jep 1 e Jep 2 … anche tra i personaggi della mia “Commedia dell’arte contemporanea” c’era un Jep, ma non è il Gambardella di “The Great Beauty” di Paolo Sorrentino, film sceneggiato dal padovano Umberto Contarello.
Fa parte, con lo scrittore collezionista d’arte Enzo Masi Galliandi, il Gian-Ugo, Alejandra, K2, Marescialla G. Buzz, il Professor-oh, Madame C (e molti altri), della fauna che bazzica gallerie, studi di artisti e vernissage, quella che ho definito la Boh-Hemm, la nuova Bohème di oggi.
La scena del chirugo plastico con la gag del prezzo finale è molto simile quella scritta su “Italics” e segnalata a suo tempo da Exibart.
Cercatevi il Jep tra i post della serie…