Arte che deturpa altra arte. Succede anche questo, nella kafkiana vicenda dei cartelloni abusivi, che da mesi sta trasformando Roma nella peggiore delle megalopoli subequatoriali. Anzi c’è da scommettere che a Jakarta non accadrebbe mai quello che impunemente continua ad accadere sotto il Cupolone: strade letteralmente incanalate fra due muri di cartelli abusivi, importanti monumenti “transennati” da offerte di ipermercati, o dall’ultima utilitaria Toyota, scorci prima sublimi e unici, oggi oscurati dalle invadenti strutture.
Arte che deturpa altra arte, dicevamo. Sì, perché persino il Museo
Maxxi, che pure è stato “vittima” della cartellopoli essendo stato “decorato” ancor prima di inaugurare con un cartellone abusivo che ancora ne impalla la facciata, pare essersi voluto prendere un’assurda rivincita. Ed ecco, come si vede nella foto sopra, il megamanifesto pubblicitario del museo troneggiare in quella che, pur a fatica, si riconosce essere
Piazza Esedra. Oltre che in molti altri spazi sparsi per Roma, come in piazza Volsinio, su un cartellone che 30 giorni fa è stato colpito, invano, da una richiesta formale di rimozione immediata. E che Legambiente – si veda il video linkato in calce – ha provveduto simbolicamente ad “imbustare”…
Ci domandiamo: per un museo come il Maxxi non sarebbe stato meglio fare più attenzione? O addirittura evitare di immischiarsi nel torbido del demi monde delle affissioni romane?
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