01 luglio 2017

Peninsula lancia il suo messaggio nelle PBox. Al via il progetto per sostenere l’associazione

 

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Ti ritrovi tra le mani questo astuccio di alluminio sottile e liscio e, a parte un monogramma inciso, composto dalla sovrapposizione di due lettere, una P e una B, non sono visibili altre indicazioni. Potrebbe trattarsi di un MacGuffin, un oggetto misterioso i cui passaggi di mano sono il pretesto narrativo per mettere in moto una serie di eventi e di relazioni. Ci siamo quasi, perché la forma di Peninsula, associazione fondata nel 2014 da un gruppo di artisti, curatori, musicisti, critici e designer in gran parte italiani e stabilmente a Berlino, è continuamente rimodulata in base allo scambio e all’interazione, meccanismi che, spesso, ruotano intorno al nucleo della casualità. Peninsula è una piattaforma di incontro dai confini fluidi, un terzo spazio interstiziale tra il mondo e l’individuo e, con il progetto PBox, 38 cofanetti il cui ricavato servirà per sostenerne le attività, lancia il suo messaggio in balia della corrente. Dentro, vi troveremo sei opere, la cui diversità di tecniche e stili deriva direttamente dal capriccio del caso, realizzate dagli artisti dell’associazione, tra gli altri, Rebecca Agnes, Elena Bellantoni, Ilaria Biotti, Cristiano Cesolari, Costantino Ciervo, Marco Dalbosco, Flatform, Claudio Gobbi, Matteo Grassetti, Daniele Jost, Maruska Mazza, Pietro Mele, Stefania Migliorati, Molino & Lucidi, Christian Niccoli, Alessia Pastore, Matteo Peterlini, Marco Poloni, Fried Rosenstock, Ivana Spinelli, Alexandra Wolframm. Allora, per svelare il segreto e dare il via a processi che potrebbero sfuggire dalla nostra comprensione, non rimane che aprire la custodia.

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