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Perché apro uno spazio a Lisbona? Merito anche di un soffitto. Tre domande a Paola Capata, sulla nuova Monitor portoghese

di - 17 Maggio 2017
L’indirizzo è al 17 di Rua di João V, a due passi dalle stazioni dalle stazioni della metropolitana Avendida e Marquês de Pombal. Siamo in un’area centrale di Lisbona, ma spostata verso il nord ovest rispetto alla Baixa, appena sopra al Bairro Alto. Ecco dove sorgerà la nuova sede della galleria romana Monitor, che a Lisbona ha intercettato il nuovo fermento che da queste parti si respira da qualche anno, e che è stato coronato anche dall’apertura del MAAT. Paola Capata ci spiega i perché di questa scelta, che si metterà nero su bianco con l’opening di dopodomani, 19 maggio, con la mostra personale e site specific di Graham Hudson (foto in home page), “Major Trauma”.
Dopo l’esperienza di New York aprirete una sede a Lisbona. Raccontaci il motivo di questa scelta. Quali sono le aspettative?
«A NYC abbiamo lavorato per circa due anni. Lisbona è una città in forte crescita, una città splendida e tutta ancora da scoprire. La programmazione culturale della città è ottima, i colleghi fanno un lavoro intenso e gli artisti portoghesi sono davvero molto interessanti. L’idea è semplicemente la voglia di far parte di tutto questo e di lavorare in sinergia».
Quali sono le differenze che hai potuto riscontrare tra il mercato di Roma e Lisbona in questo momento?
«Beh, a parte il caso di persone che stimiamo e che da anni seguono il lavoro della galleria, il nostro mercato è decisamente più internazionale, pertanto non parlerei di differenze tra il mercato di Roma e quello di Lisbona. A Lisbona abbiamo un buon rapporto con alcuni collezionisti ma in tutta sincerità a differenza dell’esperienza newyorkese, non si è deciso di aprire uno spazio qui puntando al mercato da studiare, conoscere, ampliare. È chiaro che Lisbona è un crocevia importante per spagnoli, francesi, belgi, brasiliani e dunque si punta alla conoscenza più diretta di tutto questo ma è veramente per la vivacità culturale della città e il desiderio di farne parte che si è presa questa decisione».
C’è un già progetto definito? Punterete sugli artisti italiani del vostro rooster o anche a Lisbona continuerete ad affermare il vostro forte carattere internazionale?
«Punteremo chiaramente sul nostro rooster di artisti -infatti apriamo la nuova sede con una personale di Graham Hudson che lavora con Monitor da dieci anni e che ha da poco anche avuto una mostra nello spazio romano. La nostra intenzione è però anche far ricerca sul territorio e naturalmente Roma e Lisbona saranno strettamente connesse, come in precedenza è stato il rapporto tra Monitor e Monitor Studio a NYC».

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