22 maggio 2004

Polignano a Mare reclama i Pascali scomparsi. Dopo averli visti a MiArt

 

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Pino PascaliLa fiera Miart ha riportato alla luce -secondo le indiscrezioni del critico Antonella Marino e testimoniate dalla Direttrice del Centro Comunale Pino Pascali di Polignano a Mare Rosalba Branà- alcune opere giovanili dello scomparso artista pugliese Pino Pascali.
Nello stand della galleria “Il Chiostro” di Saronno erano in bellavista alcuni bozzetti giovanili per le scene di Tristano ed Isotta del ’58, Esso/Coca Cola del ’64 e un piccolo Baco da setola in vendita per la sommetta di 80mila euro: tutte opere che, a detta della Branà, facevano parte della collezione donata dal padre dell’artista al comune nativo, affidate tuttavia, prima dell’acquisizione da parte della galleria comunale, al Centro Studi Documentazione diretto dal Prof. Franco Favale ed esposti in una mostra organizzata negli anni ’90 dalla Galleria Zelig.
Da allora, più nessuna notizia dei lavori –tra l’altro, il Baco da setola pare sia stato trafugato dalla tomba dell’artista – specie dalla morte di Favale, quando referenti divennero gli eredi del professore.
Purtroppo nessun documento scritto che attesti i vari “passaggi” di mano: la galleria di Saronno ammette di aver acquistato regolarmente dagli eredi Favale, la direttrice artistica Branà non ha trovato alcuna carta che ratifichi i rapporti tra il padre di Pascali e l’amico professore. Dunque un piccolo giallo che si concluderà senza alcun colpevole ed i soliti sospetti: gli interessi economici che vincono sempre sull’etica, sui sentimenti e sul rispetto delle volontà di uno dei nostri più grandi artisti del Dopoguerra. (giusy caroppo)

[exibart]

2 Commenti

  1. EXIBART
    All’attenzione di
    GIUSY CAROPPO
    e per conoscenza
    Redazione Centrale
    Direttore Editoriale

    In merito alla vicenda delle opere di Pino Pascali provenienti dalla collezione del Professor Francesco Filippo Favale affermiamo con forza che non esistono né complotti, né sospetti così come ha inteso far credere la giornalista Antonella Marino in alcuni articoli equivoci. Solamente nell’ambito della realtà delle cose, di seguito descritte, deve essere considerata la posizione della galleria Il Chiostro in merito alla questione.
    La Galleria il Chiostro non “ammette” ma dichiara di aver acquistato regolarmente ed in maniera limpida le opere: i quattro scovoli dell’opera Baco da setola e le tecniche miste dell’artista, in vendita nel nostro stand a Miart di giugno, sono state regolarmente acquistate nei primi mesi dell’anno con dichiarazione di cessione di un collezionista di Monopoli alla galleria, dichiarazione debitamente registrata, come è in uso nella contabilità delle gallerie d’arte.
    Il primo giorno della manifestazione (il 13 maggio) Rosalba Branà si presentò nel nostro stand qualificandosi come direttrice del Museo Pino Pascali, chiese di poter fotografare le opere esposte e volle conoscere il prezzo di vendita delle stesse, perché era interessata all’acquisto.
    La stima di 80.000 euro prospettata alla Branà (cifra, anzi “sommetta” come Lei scrive, che si riferisce al complesso del baco da setola e delle 5 tecniche miste) è perfettamente in linea con le quotazioni di mercato dell’artista. Qualora vi fossero state delle irregolarità sulla legittimità di questi lavori ad essere venduti sul mercato, la direttrice del Museo non ha ritenuto opportuno comunicarlo in tale occasione, preferendo contattare la giornalista Antonella Marino. Il risultato è stato quello di dirottare una vicenda assolutamente limpida sul terreno dello scandalo morale, l’unico possibile mezzo per la fondazione di rivendicare degli inesistenti diritti di possesso sulla collezione Favale.
    Apprendiamo dalla lettera dell’avvocato della Famiglia Favale (che sta già procedendo per vie legali) che il Professor Francesco Filippo ricevette, con testamento olografo del padre di Pino Pascali, datato 20 febbraio 1990, “in proprietà” alcuni lavori dell’artista e che tali lavori, alla morte del professore, sono passati all’erede universale, che ha deciso secondo la propria volontà.
    Le insinuazioni più pesanti fatte da Antonella Marino riguardano tuttavia la provenienza illecita dell’opera “Baco da setola” esposta nel nostro stand. E’ certo che alcuni elementi della installazione furono trafugati dalla tomba dell’artista, perché esiste una denuncia del furto fatta all’epoca della scomparsa ai Carabinieri di Polignano, denuncia presentata dallo stesso Professore e dall’erede; a tutt’oggi tali elementi dell’installazione risultano dispersi, mentre rimasero in collezione gli scovoli a noi pervenuti legalmente.
    I fatti descritti dalla giornalista Antonella Marino de “La Repubblica” di Bari non solo sono privi di fondamento, ma giocano sulla confusione degli elementi con l’obiettivo di creare uno scandalo morale che di morale non ha proprio nulla. Tutto ciò lascia inoltre pensare ad una reazione più legata ad orgogli feriti che a nobili intenti collettivi e storici (Rosalba Branà e Antonella Marino si occupano gelosamente dell’artista da molti anni).
    Alludere, insinuare, sottolineare con sarcasmo l’operato della galleria in relazione all’acquisto delle opere di Pascali danneggia l’immagine della stessa e lo fa ancor di più se non esistono connotazioni illecite.
    Il mercato invece esiste ed è forse grazie anche ad esso che geniali artisti continuano a vivere nella memoria del pubblico.
    Non essendo dei vili speculatori, amiamo le opere di Pascali così come amiamo il lavoro di tutti gli artisti storici e contemporanei che trattiamo.
    Infine, non c’è nessuna “volontà di uno dei più grandi artisti del Dopoguerra” da rispettare: Pino Pascali non aveva mai espresso i desideri che Lei cita in chiusura del Suo articolo.

    Per ogni ulteriore chiarimento, voglia cortesemente contattarci allo 02 9622717, oppure all’indirizzo ilchiostroarte@libero.it, visto che la prima regola del giornalismo è la verifica di tutte le fonti.

    Cordiali saluti
    Duilio Affanni
    Il Chiostro Arte Contemporanea

  2. Non posso che accogliere con un sospiro di sollievo il Suo chiarimento,Sig. Duilio Affanni.
    Un contributo necessario e soprattutto possibile proprio grazie al forum di Exibart, che permette di intervenire in tempo reale a commento delle notizie date.

    Dal canto mio, ho solo riportato i “fatti” che sono rimbalzati su tutti i quotidiani regionali; l’articoletto è stato mandato tra le speednews proprio come breve cronaca di uno “scoop” – o sventolato come tale – che non potevamo ignorare.

    Per quanto riguarda lo stile, amo l’ironia e l’alterazione “sommetta” non allude a nessuna speculazione da parte Vostra, ma proprio all’incredibile quotazione raggiunta dalle opere di Pascali…peraltro sottolineata dall’articolo de “La Repubblica” che la legava esclusivamente ad un pezzo singolo.

    Rimettendomi a ciò che Lei afferma ed escluendo pertanto ogni responsabilità della galleria – tra l’altro non mi pare di averne mai messo in dubbio la limpidezza dell’agire – è chiaro che, così come un erede è libero di vendere quello che con grande amore gli è stato affidato, così è libero di cederlo per motivi commerciali, se legalmente gli è concesso di farlo.
    Ma il problema sta proprio qui, credo.
    O almeno è quello che Branà e Marino hanno intenzione di approfondire.

    A proposito delle volontà ultime di Pascali: in effetti, non le ha mai espresse perchè è morto precocemente ed improvvisamente;purtroppo l’articolo è stato ridotto in chiusura dalla redazione per motivi di spazio, modificandone un po’ il contenuto.
    Non cambia però il senso “assoluto” dell’ultima frase: sono certa che nessun artista cerchi la dispersione della propria produzione ed è proprio ciò che il padre di Pascali, affidando la donazione ad un “tutor”, abbia cercato di fare.

    Comunque se c’è stata scarsa chiarezza, noi, redattori di Exibart, non possiamo far altro che ammettere errori e defaiances, senza tuttavia permettere che ci venga negato il diritto di cronaca e mai abbandonando il nostro stile, leggero o ironico che sia…
    Mi scuso comunque se posso aver in qualche modo danneggiato l’immagine della galleria, perchè non era assolutamente nelle mie intenzioni.
    Cordiali saluti
    Giusy Caroppo

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