“Post-human. Verso nuovi modelli esistenziali”
Le rivoluzioni informatica e biotecnologica dell’ultimo ventennio hanno modificato profondamente la nostra vita quotidiana e parallelamente la chiave di lettura di molti aspetti dell’essere biologico: la nascita, la morte, ma altresì la salute e il modo di vivere il proprio corpo. Si profila una condizione post-human di cui il libro analizza le sorprendenti modalità e i possibili sviluppi.
Superando un’ontologia improntata alla purezza essenzialistica e all’autarchia culturale dell’uomo, si sta affermando una nuova visione del concetto di umanità fondata sulla contaminazione con l’alterità non-umana. La perfusività dell’innesto biotecnologico, l’orizzontalità del bio-realm inaugurata dall’ingegneria genetica, la connettività dei supporti tecnologici resa possibile dalla miniaturizzazione dei sistemi informatici e la sempre maggiore bio-compatibilità di interfaccia sono solo alcuni dei tratti attraverso cui si va delineando il profilo post-human . In questo senso ci stiamo avviando verso una nuova stagione della poietica umana che trasforma radicalmente il concetto di hybris, da atto che offende l’essere umano a momento centrale della stessa ontogenesi.
Roberto Marchesini (Bologna, 1959), studioso di scienze biologiche e di epistemologia, direttore dei “Quaderni di Bioetica” e membro del consiglio direttivo della Società italiana di scienze comportamentali applicate, tiene lezioni di bioetica e zooantropologia presso alcuni atenei italiani. Tra i libri pubblicati: Oltre il muro (Muzzio, 1996), Il Concetto di soglia (Theoria, 1996) e Lineamenti di zooantropologia (Edagricole-Calderini, 2000).
Roberto Marchesini, Post-Human. Verso nuovi modelli di esistenza
‘Saggi. Scienze’, formato 15×22, pp. 584, euro 32,00.
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Dalla poltroncina:
Premesso che nemmeno io ho letto il libro, e non posso dunque giudicarne la validità, me la sento di condividere l'opinione di alfredo.
Il post-umano è di sicuro un fenomeno importante della nostra contemporaneità, ma certo non uno dei più innovativi, nè tantomeno l'ultima avanguardia. E non credo di doverlo dimostrare, gli esempi addotti da alf sono sufficienti. Spero che il testo in questione si rivolga all'argomento con un approccio storico-filologico, cosa che una certa "distanza" anche temporale dall'apparire dei fenomeni può favorire. Certo il comunicato pubblicato qui sopra vuole dargli un aspetto di precoce rilevamento che non può avere, spero sia solo una tecnica di comunicazione.
Il post-human non possiamo considerarlo come una ricerca di frontiera, semmai come un territorio conquistato. E roba di anni or sono. Certo ci si può anche navigare in questo laghetto, ma non me la sentirei di affermare che si è affermato recentemente a seguito di qualche magnifica pioggerella insistente. Un mio carissimo amico pittore mi teneva informato sulla sua ricerca post-human circa 5 anni fa, e ora mi parla invece di patafisica. Evidentemente si era stancato di sondare il fondo del laghetto, o forse proprio da quel fondale ha scoperto una falda nuova. il suffisso "bio" poi sta avendo connotazioni che spaziano in tutti i campi: l'ultimo è il Bio di Danone. Insomma, dal progetto Biosfera 2, miseramente fallito anche se ha regalato lampi di ottimismo,non si vorrà mica ora scoprire la bio-acqua calda??
Mi riservo di leggere il libro per approfondire ma, dalle premesse e con tutto il rispetto del caso, c'è qualcosa che non mi torna. Si parla di fenomeno in via di affermazione ma, a quanto mi consta, è dagli anni '50-'60 che queste idee hanno cominciato a diffondersi (qualcuno parlerebbe perfino del futurismo e sarebbe difficile smentirlo). Insomma i vari Burroughs e Ballards hanno mosso passi decisi sulla lezione kafkiana, per non dire di ciò che ha seguito, tipo il film Tetsuo di Tsukamoto. Non vedo tutta questa novità in un movimento che, pur non essendo dichiaratamente costituito, solo nel campo delle arti visive conta su vari nomi e perfino su gallerie e riviste quasi specializzate. Ottimo che gli si sia dedicato un libro ma tentare di farlo passare come l'ultima frontiera dell'avanguardia mi sembra eccessivo, considerato pure che la commistione uomo-macchina è divenuto un fenomeno di massa (e lasciamo in pace McLuhan per una volta almeno), motivo di successo perfino nella cinematografia commerciale (cito Matrix o Existenz tanto per dire). Sarebbe grave che l'arte giungesse con tanto ritardo; per fortuna così non è. Ah, ho sentito dire che, a leggere questa frase "si sta affermando una nuova visione del concetto di umanità fondata sulla contaminazione con l'alterità non-umana", la povera Valentina Tanni, che con l'alterità non-umana ci giocava all'asilo, si è cappottata di schiena, con tutta la poltroncina sulla quale stava seduta.
dopo aver letto i tre commenti, devo necessariamente dire la mia... dopo tutto credo di essere l'unico che abbia letto il testo. le critiche sostenute non fanno altro che rispecchiare pienamente la formidabile logica che l'autore si prefiggeva di esprimere. l'incapacità di ammettere lo scacco matto di tutta l'intima essenza platonico-cristiana (aggiungerei occidentale) nel credersi un essere umano. l'indagine viene condotta al di là di ogni preferenza estetica (l'arte) o morale (la conoscenza). non vi è nessuna designazione filosofica sul destino o lo scopo nell'analisi ontologica sull'essere umano. semplicemente fuoriesce dal concetto moderno di sopravvivenza, di utopia di un progetto. un po' come leggere pynchon o prigogine. dategli una occhiata, e poi se volete mandatelo al diavolo (di maxwell). io da parte mia l'ho rubato alla feltrinelli di piazza repubblica a roma.