L’offerta espositiva modello SkyTv si articola su due mostre volte a valorizzare la collezione del museo; due mostre dedicate a giovani ma affermati artisti contemporanei; una mostra documentaria di architettura e progetti; una grande mostra dedicata ad un mostro sacro dell’arte internazionale.
Le mostre dedicate alla collezione, entrambe curate da Samuel-Fuyumi Namioka, approfondiranno (Artisti toscani) le presenze toscane nella raccolta del museo in un caso e la storia della collezione (Opere Storiche) dall’altro.
I giovani artisti protagonisti saranno Massimo Bartolini che allestirà una delle sue installazione pensate sullo spazio nella nuova area ‘Lounge’. La nuova ‘Project Room’ sarà invece affidata a Letizia Cariello. Il tema? L’artista/nuotatrice. Entrambe le mostre ‘giovani’ saranno curate da Stefano Pezzato.
Marco Bazzini curerà una mostra di progetti che sarà associata alla presentazione di un bando di concorso internazionale per l’ampliamento del Centro Pecci.
Ma la grande star del Pecciday sarà lei, la cloaca, la grande, enorme, immensa Cloaca Turbo del belga Wim Delvoye. Una sconfinata struttura lunga 16 metri che tra vetri e acciai simula alla perfezione l’apparato digerente umano. L’intestino artificiale, che a Prato sarà presentato in prima visione mondiale, mangerà sino a 125 pasti al giorno (mai peperoncino e alcol però) e produrrà 40 chilogrammi di perfetta, densa, olezzante, sublime merda.
Vittorio Sgarbi ha già sentenziato: “Quando era ancora direttore Bruno Corà, dissi che il Pecci era il cesso dell’arte contemporanea. Come vedete non mi sbagliavo“.
Senza dubbio l’operazione ‘puzza’ (è proprio il caso di dirlo) di trovata pubblicitaria. Si starà a vedere se le polemiche saranno chetate dal prevedibile successo di pubblico. E si starà a vedere se i tanti finanziatori privati e pubblici del Pecci ‘digeriranno’ (mai termine fu più appropriato) l’eclatante exploit di Soutif.
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Chi ha parlato di programmazione futura? Una cosa per volta per favore, o si vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte?
Premesso che se avessi perso l'occasione di fare, in questo caso, un titolino un poco gridato sarei stato un bel babbeo di direttore; e premesso che il titolo non è nel modo più assoluto -chi l'ha pensato o è in malafede o è ritardato- un giudizio negativo sulla programmazione del Pecci che, anzi, personalmente giudico positivamente, magari non tanto per quanto riguarda Delvoye, ma per quello che saranno le mostre successive sino al 2005.
Premesso tutto questo vorrei far riferimento alla considerazione più importante uscita fuori in questo commentario: la grafica pesante. E' vero, accidenti. Ma voi grafici web designer dell'etere, che tutti i giorni leggete exibart (aggratis!), datece 'na mano! Non dico che dovete ripensare il layout o il software di impaginazione (che peraltro vanno bene!), ma se avete voglia di proporci qualche sporadico restyling grafico... la mia email la conoscete!
finalmente un sito immune dai soliti clientelismi, gioite gente!
siamo arrivati alla MERDA esibita.
era inevitabile.
almeno il grande piero manzoni ha avuto il buon gusto di inscatolarla, creando nella disperata contestualizzazione, una delle maggiori opere contemporanee di arte povera.
tutto il resto è proprio merda, merda vera.
bluff
l'avessero fatta al palais de tokyo o da saatchi i commenti sarebbero tutti diversi, a principiare da exibart...
non è male il design di 'teknemedia.net'.
exibart non è Dio... Oò questa poi *________*
penso che senza vedere non si possa commentare, anche se il titolo di exibart già è una sentenza, ma exibart non è Dio, poi potrebbe avere ragione
La mostra mi sembra più una provocazione per riuscire a svegliare l'interesse per questo museo, che solo pochi in Italia conoscono...
Purtroppo non siamo a Milano o a Roma e la città manca di cultura visto che da sempre si occupa di cose molto pratiche... ovvero industrie tessili.
Per suscitare l'interesse del pubblico devi provacare, anche perchè nessuno o comunque la maggioranza non conosce i grandi dell'arte contemporanea...
La programmazione del Pecci è sempre stata la pecora nera, in quanto i dirigenti o chi di essi, non hanno capacità e l'autonomia necessaria per rilanciare questo museo. Più che gestione culturale, qui siamo al controllo dell'arte. Non ha caso i cittadini pratesi vedono il Pecci come un marziano.