Disobbediente, multiculturale, complessa. Città di migranti, crocevia del Mediterraneo, porto, luogo di dialogo tra Europa e Africa e, in realtà, forse un poco addomesticatasi dopo la nomina a Capitale Europea della Cultura.
Stiamo parlando di Marsiglia, che negli scorsi mesi ha vinto la gara a ospitare Manifesta (la Biennale europea itinerante) nel 2020, per la sua 13esima edizione che seguirà quella italiana di Palermo, nel 2018.
Il tema? Eccolo servito: “Can an anti-model of a city be a place to re-think the future?”, ovvero “Può una città anti-modello essere il luogo per ripensare il futuro”?
Per una volta, insomma, le “buone pratiche” di cui ha fatto sfoggio l’arte relazionale e quella “politica” degli ultimi tempi lavoreranno non tanto su concetti lontani di Paesi difficili ma con quegli esempi europei dai quali abbiamo tanto non solo da imparare ma anche da “indagare”, per raccogliere la complessità del nostro presente e di diversi fenomeni.
“La passione, l’invenzione, il successo e il fallimento, gli opposti e le incoerenze rispondono gli uni agli altri e partecipano a definire il cuore stesso dell’identità della città – un’identità simile ad un’estetica”, si legge nel pensiero rivolto a Marsiglia e a Manifesta, descritto dal sindaco Jean-Claude Gaudin.
«È un grande piacere il fatto che Manifesta 13 si svolgerà nella città di Marsiglia, non solo perché fino ad ora non vi è stata alcuna Manifesta in Francia, ma anche perché Marsiglia sta spostando il DNA geo-politica dell’Europa, che si è rapidamente modificato sotto l’influenza di un crescente cambiamento globale, anche in fatto di migrazione e clima. Manifesta si sta occupando di come le città affrontano questi “incontri”, e come viene influenzata la nostra vita quotidiana, e il modo in cui viviamo ora e nel prossimo futuro. In stretta connessione tematica con Manifesta 12 a Palermo, Marsiglia è una scelta eccellente per un Manifesta 2020», ha dichiarato Hedwig Fijen, direttore della kermesse.