Doveva essere presente al convegno di novembre curato da Lucilla Meloni: “Italia anni Settanta”, al Macro Asilo di Roma, già ricordato di recente su queste pagine, ma gravi problemi respiratori gli hanno impedito di partecipare. Qualche mese fa l’ho sentito per telefono, sempre disponibile, curioso. Il suo grande spessore di critico e storico dell’arte è noto a tutti. Negli anni Settanta è stato un anticipatore. Lo ricordo con profondo affetto.
Nel 1976 ha invitato molti di noi, allora giovani, alla Biennale di Venezia ‘Ambiente come sociale’, alle Biennali di Gubbio e a tanti altri eventi. L’artista, ‘operatore sociale’, è stato un punto cardine della sua visione critica dell’arte, proprio nel periodo degli anni della contestazione giovanile e degli sconvolgimenti politici. Una lungimiranza che ha trovato conferma nelle declinazioni artistiche degli anni Novanta a seguito –come si legge nel comunicato stampa del convegno sopra citato – ‘dell’emergere dell’arte relazionale, che poneva come centrale la condivisione del progetto artistico e il recupero di una dimensione collettiva del fare…). Basti pensare a Volterra ’73. Il suo contributo storico critico su quegli anni resta imprescindibile per una lettura limpida del tessuto culturale degli anni Settanta. Dal 1973 al 1983 è stato Ordinario di Storia dell’Arte Moderna nella facoltà di Magistero e poi di Storia dell’Arte Contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno. E proprio in quegli anni, tra Napoli e Salerno, lo incontravamo spesso. In occasione di Napoli Situazione 75, a Marigliano, affisse il Manifesto ai pittori meridionali di Boccioni, ristampato in molteplici copie. Mi colpì questa ‘azione’, questo esporsi in prima persona, operatore tra gli operatori. Pennellessa e colla alla mano copriva i muri delle case di Marigliano con le parole di fuoco che a suo tempo Boccioni scrisse per gli artisti del sud. Era un modo per scuotere gli artisti dal torpore di una certa neapolitudine. Crispolti che per l’evento campano, precisava, si era impegnato a non ‘esaltare e isolare individualità, quanto a presentare un quadro collettivo di ricerca…).
Ultimamente si era dedicato alla pubblicazione dei cataloghi generali di Somaini e Dorazio. Il suo grande archivio, le sue ricerche sul Futurismo, sulla Pop Art e sull’Informale resteranno un patrimonio a cui attingere continuamente. (Ernesto Jannini)