«Alla faccia della trasparenza, signor Ministro!». Non usa mezzi termini Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara dal 2009, area Partito Democratico, nella lettera aperta inviata ad Alberto Bonisoli, ministro dei Beni e delle Attività Culturali. L’argomento della contesa è la vicenda di Palazzo dei Diamanti che, con la sua tipica superficie a bugnato che gli dà il nome, è tra i monumenti più celebri della città estense e modello di architettura del Rinascimento, progettato nel 1492 da Biagio Rossetti, su commissione di Sigismondo d’Este, fratello del duca Ercole I d’Este. Acquistato dal Comune già nel 1832 è stato gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1944 e dal terremoto del 2012 e oggi ospita la Pinacoteca nazionale e la Galleria d’arte moderna.
«Le ho scritto giorni fa chiedendoLe cortesemente un incontro sul tema del progetto di riqualificazione del Palazzo dei Diamanti; mi sono rivolto inoltre ai Suoi collaboratori Dr. Gino Famiglietti e Dr.ssa Tiziana Coccoluto, e ho parlato anche con la Sua gentile segretaria: ad oggi, non solo non ho avuto un appuntamento, ma neppure un misero riscontro. Al contrario, leggo che il mio illustre collega sindaco di Sutri On.le Vittorio Sgarbi ha già avuto modo di parlarLe e ha raccontato alla stampa che Lei ha già bocciato il progetto, dando disposizioni in tal senso», continua la lettera. I fatti risalgono al 2017, quando Il Comune bandì un concorso internazionale per un progetto di riqualificazione, per tre milioni e mezzo di euro. Tra i settanta i partecipanti al concorso, risultò vincitore il progetto presentato da un team composto da 3TI progetti, studio Labics, dall’architetto Elisabetta Fabbri e dalla società Vitruvio, che prevede la realizzazione di un nuovo edificio, esteso su 660 metri quadrati. Un supplemento in vetro e acciaio da alcuni giudicato troppo vistoso, audace e irrispettoso della memoria storica.
Dopo l’appello di Italia Nostra, sono Vittorio ed Elisabetta Sgarbi a lanciare il loro «grido di dolore contro la mortificazione. L’intervento soffoca il rapporto dell’edificio con lo spazio aperto della città. E assume lo stesso assurdo significato che avrebbe aggiungere un canto alla Divina Commedia o all’Orlando Furioso». La petizione arriva a 6573 firmatari, tra i quali nomi illustri e compositi, da Albano Carrisi a Massimo D’Alema, da Riccardo Muti a Dacia Maraini, e la querelle si allarga a macchia d’olio, raggiungendo anche i media nazionali. «Ampliamento del Palazzo dei Diamanti? Crediamo sia necessario fare alcune precisazioni: la prima è che non si tratta di ampliamento ma di un programma organico di interventi in grado di migliorare la fruizione del sito museale nella sua totalità, dotando la struttura di servizi aperti al pubblico, quali un bookshop ed una caffetteria, ed infine sostituendo alcune superfetazioni che negli anni si sono stratificate nel Palazzo (la più evidente delle quali è rappresentata dalla pensilina temporanea collocata nel giardino) con strutture più adeguate», dichiarano, al Corriere della Sera, Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, gli architetti di Labics.
Ora Tagliani rivendica il ruolo del Comune e la trasparenza delle procedure. «Questo Governo avrebbe dovuto essere quello dello smantellamento delle lobbies e dei gruppi di potere in favore dei cittadini; ora i cittadini ferraresi li rappresenta il Sindaco e mi fa un enorme piacere che in migliaia abbiano già firmato la petizione a sostegno del progetto». Parallelamente, infatti, è partita la petizione “Palazzo dei Diamanti non è in pericolo”, lanciata dagli architetti vincitori del concorso e sottoscritta da alcuni trai nomi più influenti dell’architettura e della storia dell’arte, come Margherita Guccione, Claudio Strinati, Andrea Viliani e Xavier Salomon.
Ma Tagliani ricostruisce tutta la vicenda: «Il Comune di Ferrara (cioè un Ente, non un gruppo di amici o una lobby) due anni or sono, non ieri, ha messo a bando di concerto con la Soprintendenza, un concorso di progettazione aperto in due fasi, per il restauro e la dotazione di strutture e servizi adeguati all’importanza di Palazzo dei Diamanti e dei suoi spazi espositivi. Gara internazionale, commissione di aggiudicazione qualificata, illustrazione pubblica degli esiti del concorso, nessun ricorso, convegno universitario sui risultati progettuali: per quasi due anni tutto regolare. Sono poi state programmate le attività espositive di Ferrara Arte e concluso un accordo con le Gallerie Estensi (del Suo Ministero) che condividono l’utilizzo del Palazzo. Poi, improvvisamente, la svolta: dopo il diniego alla Fondazione Cavallini Sgarbi per una TERZA proroga della loro mostra in Castello Estense, scoppia il putiferio, si evoca lo scempio, Dante che si rivolta nella tomba, Albano Carrisi, D’Alema, Luca Lotti, Nardella e Leoluca Orlando che “firmano” qualcosa che non conoscono e ora un Ministro che incontra il Sindaco di Sutri e non quello di Ferrara».
La classica vicenda all’italiana? «Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da rimpiangere la monarchia sabauda rispetto a questa Italia. Mi chiedo da sindaco: chi pagherà i danni di questo voltafaccia? Siamo sicuri che questo diniego pubblicamente preannunciato da Sgarbi resista ad una verifica in ordine alle interferenze e pressioni extra procedurali che sono state esercitate e che sono documentate una per una?».
«Io aspetto. Non rappresento alcuna lobby, non possiedo giornali e case editrici, sono solo il sindaco di Ferrara, ma questo deve bastare, perché Ferrara, almeno per ora, non ha padroni», conclude Tagliani.
Visualizza commenti
Ferrara è una piccola città, il cui centro storico è all'incirca un viale dove stanno i palazzi più antichi. Carina anche per trastullo e buona per gustare il bollito vicino il palazzo dei Diamanti. Capisco le esigenze espositive, anzi sono sempre stato sorpreso di come ci riuscissero in così vecchie strutture.
A questo punto lascerei Il palazzo dei Diamanti con il suo vecchio arredo e trasferirei tutto l'impianto espositivo altrove. Comunque tutta la passerella che è venuta fuori tra i pro e i contro non mi piace e reputo il tutto l'ennesima incapacità di fare le cose, uno sfascismo che vedo da per tutto.