Categorie: Speednews

Roma sotto attacco. Occhi aperti, appaiono misteriosi Space Invaders…

di - 14 Luglio 2010


Il suo segreto? Il mistero, con il quale avvolge la sua figura, e anche la sua opera. Modalità necessaria anche perché i suoi interventi nascono sempre sul crinale fra legalità e illegalità, come del resto quelli del ben più noto Banksy, che con lui condivide infatti l’anonimato.
Nell’abituale silenzio, quindi, Space Invader – uno dei più famosi street artist al mondo – è ora a Roma, dove iniziano a comparire i segni del suo passaggio. Segni che in passato ha lasciato un po’ in tutto il mondo, da Parigi – città dove (pare) viva – ad Hong Kong, Berlino, Mombasa, Tokio. Quali segni? Ma gli ormai storici “guerrieri” del videogioco più famoso della storia, l’omonimo Space Invaders, che tutti – rovistando un po’ nella memoria – scopriranno di aver visto chissà quante volte, o addirittura di averci giocato!
A portarlo nella Capitale l’Associazione Wunderkammern, con il progetto Living Layers condiviso con il Macro e il Municipio Roma 6. Che a ottobre porterà a una mostra: l’artista infatti crea degli “alias” delle opere già affisse – sopra ne vedete due esempi, uno in zona Piazza Vittorio, l’altro in un sottopasso a San Lorenzo (foto J. Stewart) -, un solo esemplare per ognuna, che sarà già possibile prenotare subito dopo il suo intervento…

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  • Ho finalmente visto in faccia l’artista, il tipo che da più di dieci anni incolla la propria faccia smorfia un po’ dovunque, ovviamente in forma sticker, per le vie di Roma. La sticker art, dall’inglese sticker, adesivo, serve appunto a piazzare un proprio messaggio fra cartelli stradali, cessi pubblici o su ogni altro genere di superficie esposta allo sguardo dei passanti, più o meno interessati o più o meno distratti.
    Lui si chiama Pino Boresta, e chi volesse saperne di più circa il suo lavoro può correre a visitarne il sito ufficiale http://www.pinoboresta.com ............

    Fulvio Abbate

    Pubblicato su “L’Unità” domenica 22 giugno 2008

    Intervista di Francesca Alderisi a Pino Boresta

    Domanda: Di chi è quella faccia? E chi è che l’attaca?

    Risposta:
    Scegli tu:
    Sono io e li attacco io.
    Non sono io ma li attacco io.
    Non sono io e non li attacco io.
    Non so chi sia.
    Ma una cosa è certa nel 1994 Dio c’era ed io pure.
    Per il resto lasciamo che ognuno creda ciò che vuole anche se io da ora in poi ti parlerò come se fossi io.

    D: Perché lo fai?

    R: Un bel giorno ho deciso di reagire a tutta quella violenza pubblicitaria che ogni giorno subivo dalla televisione dalla radio dai cartelloni pubblicitari sui giornali sulle riviste ed ora su Internet e addirittura sul cellulare.

    D: E quindi?

    R: E quindi, ho deciso di incominciare a dire la mia o meglio di non dire nulla ma di fare qualcosa. Ho cosi inventato questa faccia smorfieggiante.

    D: Perché hai scelto come immagine la tua faccia?

    R: In realtà non è un immagine ma una voce. Un immagine la riconosci subito e l’archivi immediatamente in un angolo del tuo cervelletto dimenticandola quasi subito. Invece un immagine di cui non comprendi immediatamente il significato diventa un pensiero o meglio una voce che rimbalza tra i tuoi neuroni e produce pensiero. Una voce che ti dice “Ma chi cazzo è quello? Perché sta lì? Che minchia significa?” Perché la mia faccia? Cercavo un’immagine forte che non si dimenticasse una vera faccia da cazzo, così ho pensato che meglio della mia non ce ne fossero in circolazione e quindi ho preso la decisione.

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