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Tra i numerossimi libri, ricordiamo gli scritti dedicati ai Basaldella, Dino, Mirko, Afro (Casamassima, Udine, 1984); Il mito della macchina e altri temi del Futurismo, (Celebes editore, Trapani, 1969); L’Informale. Storia e poetica, (Carucci, Assisi-Roma, 1971); Sociologia e iconologia del Pop Art, (Fiorentino, Napoli, 1975); Il Futurismo e la moda. Balla e gli altri, (Marsilio, Venezia, 1986), e il saggio Come studiare l’arte contemporanea, (Donzelli, Roma, la cui ultima ristampa fu nel 2004.
Ordinario di storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove insegnò dal 1966 al 1973, fu dal 1984 al 2005 alla cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea alla Facoltà di Lettere dell’Università di Siena e, dal 2001 al 2007, direttore della Scuola di Specializzazione di Storia dell’Arte sempre nell’ateneo toscano.
L’ultimo impegno era stato quello di “supervisore scientifico” alla mostra dedicata Lucio Fontana ad Albissola Marina, chiusasi la settimana scorsa.
Grande Storico dell’arte e Geniale Critico militante.Studioso, intellettuale, è stato un riferimento per tutta l’arte contemporanea. Cantore con i suoi memorabili testi critici della mia arte e architettura per oltre quarant’anni. Sino a poche settimane fa ho lavorato con lui. Enrico ha collaborato con me a due miei libri con due testi di militanza critica e testimonianza storica, uno per Giulio Carlo Argan e l’altro per l’amico comune Pierre Restany, che Enrico ha voluto che io pubblicassi con grande determinazione quasi a disvelare il suo pensiero, la sua formazione, la sua visione. Gli ultimi testi di un grande protagonista dell’arte e della cultura del Novecento e del XX secolo. Un grande amico e compagno di viaggio.
Con molta tristezza apprendo questa notizia. Crispolti è stato il mio maestro, si badi bene però che sto usando questo termine non freudianamente, bensì come reale suo allievo alla scuola di specializzazione. Con questo voglio dire che non Enrico Crispolti non ha lasciato crispoltiani e tantomeno crispoltini, lui da ha lasciato una metodologia di lavoro che permette allo sguardo critico di farsi strumento di indagine, di interrogazione delle fonti dirette, ossia la voce stessa degli artisti. Crispolti, infatti, li conosceva e li invitava alla Certosa di Pontignano, a Siena, dove io da allievo della Scuola di Specializzazione in Archeologia e Storia dell’arte, l’ho conosciuto, Più tardi mi sono trovato vicino a un suo prossimo, Eugenio Battisti, e presso la sua biblioteca e, soprattutto, la sua fototeca ho conosciuto i terreni comuni agli storici dell’arte che ancora non si distinguevano dai curatori. Tempo dopo ebbi l’onore di presentare con Crispolti la mostra di Ignazio Gadaleta, che è l’autore dell’installazione che voi vedete alle spalle di Enrico nella foto pubblicata. Dall’informale a Fontana, da Guttuso alla neo figurazione italiana, Enrico Crispolti ha trattato con profondità e serietà i problemi dell’arte italiana a cominciare dalla più seria esegesi del futurismo, di cui individua la seconda fase e ridimensiona la centralità boccioniana. Del futurismo mi spinse pertanto a interessarmi relativamente alla figura di Volt. Con queste, poche, tropo poche parole lo ricordo e con profonda tristezza lo saluto.
Ciao Professore
Marcello Carriero
Grande e rigoroso storico dell’arte. Lascia un vuoto incolmabile. Una grave perdita per l’arte Moderna e Contemporanea.