È scomparso oggi, a Milano, a 87 anni, Alessandro Mendini, architetto apprezzatissimo in Italia e all’estro, tra gli innovatori del design, protagonista rivoluzionario della scena artistica e culturale dagli Settanta a oggi. Strinse rapporti con personalità come Robert Venturi, Ettore Sottsass, Achille Castiglioni e Riccardo Dalisi, lavorò per aziende quali Alessi, Venini, Bisazza, Cartier, Swatch e Swarovski, realizzando in particolare alcune serie di mobili diventate iconiche, come la famosa Poltrona di Proust.
Nato a Milano, il 16 agosto 1931, fu tra i membri dello Studio Alchimia che, fondato a Milano nel 1977 da Alessandro e Adriana Guerriero, è stato tra i più importanti movimenti nell’ambito del design italiano. Creativo a tutto tondo, antidogmatico e naturalmente curioso verso le diverse manifestazioni dell’uomo, è stato direttore di Casabella, Modo, Domus, riviste che considerava come oggetti di design a tutti gli effetti. Per Alessi disegnò oggetti entrati nell’immaginario collettivo, come il cavatappi Anna G. o il macinapepe Anna Pepper e vinse tre volte il Compasso d’oro, nel 1979, nel 1981 e nel 2014. Affascinato dalle nuove tecnologie, ha collaborato con Samsung per creare alcune watchfaces per lo smartwatch Gear S2.
Lasciò il segno anche nell’architettura, realizzando edifici in tutto il mondo, come la Torre dell’orologio a Gibellina, il Groninger Museum nei Paesi Bassi, la Torre del paradiso a Hiroshima, le stazioni Salvator Rosa, Università e Materdei della metropolitana di Napoli.
Il suo lavoro è oggetto di esposizioni museali, articoli e saggi. Per il valore della sua opera è stato nominato Chevalier des Arts et des Lettres in Francia. Ha ricevuto l’onorificenza dell’Architectural League di New York, la laurea honoris causa al Politecnico di Milano e l’European Prize for Architecture Awards nel 2014.