Anche quest’anno, grazie al supporto di Banca Galileo, si è tenuto a Bergamo il Club GAMeC Prize, nato nel 2016, allo scopo di sostenere l’arte giovane e di individuare i nuovi talenti del domani. La giuria composta da Lorenzo Giusti (Direttore GAMeC), Stefano Raimondi (Presidente The Blank), Manuela Valentini (curatrice della terza edizione), Giancarla Bonaldi (Consigliere Club GAMeC) e da Sergio Beretta (collezionista e sostenitore Club GAMeC) ha quindi deciso di assegnare il premio a Namsal Siedlecki (USA, 1986; vive e lavora a Seggiano) per l’opera intitolata Trevi, la quale verrà acquisita dal Club GAMeC ed entrerà a far parte della collezione permanente della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo.
Il lavoro si compone di monete inutilizzabili rinvenute nella fontana di Trevi come metafora di desideri irrealizzati, caduti in un limbo. Siedlecki è rappresentato a Roma dalla Galleria Magazzino.
Oltre all’artista toscano, la curatrice Ilaria Gianni aveva selezionato per la mostra “IV”, anche Corinna Gosmaro (The Gallery Apart, Roma), Roberto Fassone (Galleria Fanta, Milano) e Benni Bosetto (Galleria ADA, Roma).
Nel testo che accompagna la mostra, la curatrice spiega: «La tetraktýs, o numero quaternario, rappresentava per i pitagorici la successione aritmetica dei primi quattro numeri interi positivi, un quartetto che geometricamente si poteva disporre nella forma di una piramide. Nel quaternario si trova così la prima figura della geometria solida, immagine metaforica dell’universale e dell’immortalità. Ma IV è anche il numero collegato al primo chakra Muldahra, come IV sono i petali che lo raffigurano, simboleggiando la stabilità, l’esistenza terrena, la realtà fisica e la manifestazione universale. IV sono i punti cardinali, le fasi della vita dell’uomo, gli elementi. In un’epoca in cui la stabilità e la certezza sembrano condizioni distanti e irreali, il numero IV diventa il miraggio su cui potenzialmente ancorarsi per avviare un percorso critico, creativo, esistenziale, per fare il punto su ciò che è stato e cimentarsi in inedite deviazioni narrative». (MM)