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Post-Cattelan. È questo il criterio guida scelto di SI – Sindrome Italiana, una serie di eventi dedicati alla scena della giovane arte, curatoriale ed editoriale italiane, alla quale il Magasin di Grenoble dedica la ripresa delle sue attività autunnali.
Alla mostra, che presenta una selezione di una quarantina di artisti, nati negli anni settanta e ottanta, si affiancano un simposio – The Practitioners: Curating & Publishing, in programma il giorno dell’inaugurazione – dedicato alle relazioni tra la pratica curatoriale e la pratica editoriale, e il progetto Open Office, dedicato ai progetti originali presentati da riviste indipendenti.
Nella giornata inaugurale previsto anche un ciclo di performance, con interventi di Sabina Grasso, Francesco Arena, Alex Cecchetti, Linda Fregni Nagler, Manuel Scano. Fra gli artisti presenti nella mostra ci sono Giorgio Andreotta Calò, Rosa Barba, Rossella Biscotti, Danilo Correale, Rä Di Martino, Lara Favaretto, Luca Francesconi, Christian Frosi, Giuseppe Gabellone, Martino Gamper, Francesco Gennari, Piero Golia, Claudia Losi, Marzia Migliora, Diego Perrone, Paola Pivi, Riccardo Previdi, Pietro Roccasalva, Marinella Senatore, Alberto Tadiello, Luca Trevisani, Patrick Tuttofuoco, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli.
Inaugurazione: sabato 9 ottobre 2010 – ore 18.00
155 Cours Berriat, Site Bouchayer-Viallet – Grenoble
info@magasin-cnac.org
www.magasin-cnac.org
155 Cours Berriat, Site Bouchayer-Viallet – Grenoble
info@magasin-cnac.org
www.magasin-cnac.org
[exibart]
Solo l’anno scorso abbiamo visto la mostra Italian Open, in olanda, curata da Art At Work (I.Gianni, I. Bonacossa e altri); dalla stessa lista di artisti una selezione più selezionata. In questo caso “Sindrome Italiana” sembra quasi una malattia. Questo ricco progetto sa tanto di reazione ad un clima critico (che si è venuto a creare in questi mesi) verso i linguaggi prodotti in italia. Lo stesso “curatore” francese non riesce a spiegare, su Flash Art di questo mese, le motivazioni di questo focus sull’italia; quali siano le specificità italiane, il “perchè” di questa mostra. Si potrebbe fare lo stesso discorso per qualsiasi paese. Perchè proprio l’italia?
Ogni focus è sempre cosa utile. Ma abbiamo mai sentito intitolare mostre di rilievo tipo “sindrome inglese” o “sindrome germanica”? Questo nazionalismo ha tanto il sapore di un grido d’aiuto: ” ci siamo anche noi! vedete..”
Io credo che una manipolo di curatori volenterosi italiani abbia sottoposto questo progetto omnicomprensivo all’amico francese, per dimostrare, un po’ forzatamente, che l’italia c’è sulla scena internazionale…
Io invece credo che permanga un problema di linguaggio, e non servono mostre impacchettate e spedite oltralpe per risolvere la situazione. Vedo artisti che ripropongono ossessivamente alcuni codici rassicuranti e ruffiani; altri alle prime armi e “selezionati” un po’ a prescindere; diversi esclusi. Non vedo personalità che propongono realmente qualcosa di nuovo. Questa mi sembra la realtà. Tante declinazioni precipitate da un sensibilità omologante. Pochi operatori intorno che non permettono, per amicizia e convenienza, alcuna messa in discussione.