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Solo l'anno scorso abbiamo visto la mostra Italian Open, in olanda, curata da Art At Work (I.Gianni, I. Bonacossa e altri); dalla stessa lista di artisti una selezione più selezionata. In questo caso "Sindrome Italiana" sembra quasi una malattia. Questo ricco progetto sa tanto di reazione ad un clima critico (che si è venuto a creare in questi mesi) verso i linguaggi prodotti in italia. Lo stesso "curatore" francese non riesce a spiegare, su Flash Art di questo mese, le motivazioni di questo focus sull'italia; quali siano le specificità italiane, il "perchè" di questa mostra. Si potrebbe fare lo stesso discorso per qualsiasi paese. Perchè proprio l'italia?
Ogni focus è sempre cosa utile. Ma abbiamo mai sentito intitolare mostre di rilievo tipo "sindrome inglese" o "sindrome germanica"? Questo nazionalismo ha tanto il sapore di un grido d'aiuto: " ci siamo anche noi! vedete.."
Io credo che una manipolo di curatori volenterosi italiani abbia sottoposto questo progetto omnicomprensivo all'amico francese, per dimostrare, un po' forzatamente, che l'italia c'è sulla scena internazionale...
Io invece credo che permanga un problema di linguaggio, e non servono mostre impacchettate e spedite oltralpe per risolvere la situazione. Vedo artisti che ripropongono ossessivamente alcuni codici rassicuranti e ruffiani; altri alle prime armi e "selezionati" un po' a prescindere; diversi esclusi. Non vedo personalità che propongono realmente qualcosa di nuovo. Questa mi sembra la realtà. Tante declinazioni precipitate da un sensibilità omologante. Pochi operatori intorno che non permettono, per amicizia e convenienza, alcuna messa in discussione.