La Galleria Crac di Terni dà il via alla seconda stagione espositiva, con il progetto “So Real/Unreal”. La curatrice, Chiara Ronchini, ce ne ha illustrato gli obiettivi, tracciando un bilancio del primo anno di attività. Impegnativo ma, a quanto pare, davvero molto costruttivo.
A un anno dal debutto e in vista di una nuova stagione: qual è il bilancio che puoi trarre al termine del primo atto? Possiamo considerarla una scommessa vinta? Come ha risposto la città e l’ambiente culturale locale al progetto?
«A solo un anno dall’apertura non mi sento ancora di affermare se la scommessa è vinta, ma posso dire di essere molto soddisfatta: la stagione passata è stata impegnativa, con una mostra al mese, ma sono state delle personali bellissime, lavori complessi e sperimentazioni. Con ogni artista abbiamo costruito un dialogo importante verso l’esterno che ci osserva e posso dire che sia l’ambiente culturale che la mia città sono stati incuriositi e interessati a questi dialoghi. Sono molto felice, di questo».
Parlaci della nuova stagione, dedicata a reale/irreale. Quante date e artisti coinvolgerai in questo nuovo progetto e quali sono gli obiettivi?
«I temi che scelgo per ogni stagione lasciamo molto ampio spazio di interpretazione ad ogni artista, questo perché è la mia prerogativa all’arte: la massima libertà di esprimersi senza nessuna regola, altrimenti non sarebbe arte. ‘So real/unreal’, è una riflessione sulla realtà e irrealtà del nostro mondo, credo che mai come in questo momento il reale e l’irreale siano stati così simili tanto da confonderci, a influire su ciò, non solo le azioni e le conseguenze di quello che vediamo accadere ogni giorno, ma anche il mondo digitale che contribuisce sempre di più a confonderci. Per questa seconda stagione ho previsto meno date: per permettere di avere più tempo ad ogni artista di essere visto, e per avere più tempo per far fruire ogni mostra, che credo meriti la giusta attenzione. Per questa stagione ho invitato quattro artisti, tutti con dei progetti site-specific, invitati a riflettere su questo tema.
Obiettivi? Far sentire la voce dell’arte, mostrando dei lavori che oltre ad avere un’estetica riflettono e pensano. Dò il via alla nuova stagione con un duo Olandese, I Graphic Surgery, lavori potenti ed eleganti, ma soprattutto molto reali nella loro intenzione».
C’è quindi spazio (oltre che bisogno) anche nella piccola provincia per l’arte contemporanea? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«C’è più bisogno che spazio, ma lo spazio si deve sempre ricercare perché alla fine si trova. La città ha bisogno, le persone hanno bisogno. Progetti ne ho moltissimi, la Galleria oltre alla programmazione della seconda stagione ha una sezione Project, inside e outside. Con i progetti IN cercherò di portare attività all’interno della galleria per farla vivere e per far avvicinare anche il pubblico più scettico pigro; con la sezione OUT, invece, porterò l’arte fuori dalla galleria, creando connessioni con altri mondi e altri luoghi, progetti e azioni sul territorio. L’anno scorso i progetti Out sono stati la realizzazione dei due murales di MP5 e Uno. Meravigliosi. Quest’anno già ci sono due progetti a cui sto lavorando ma non anticipo nulla, sarà una sorpresa». (Alessio Crisantemi)