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…”Considero ogni immagine poetica che spezza la nostra normale immaginazione e crea speranza, una forma di ribellione contro il potere centrale. Considero potente e perturbante poter crescere e formare un bambino in modo che conservi e salvaguardi la meraviglia come pensiero sovversivo”. Con queste parole Francesca Grilli ci introduce a Sparks, la sua nuova performance che debutta alla 49ma edizione del Festival di Sant’Arcangelo.
Sparks, che raccoglie alcune delle tematiche care all’artista – l’indagine sul tempo e sulla nostra condizione di esseri inquieti alla ricerca di una destinazione di senso e di equilibrio – raggiunge in questa nuova produzione una risultanza poetica e perturbante inaspettata che, come un fascio di scintille, ci colpisce per l’efficacia del ribaltamento in cui ci pone. La performance infatti capovolge la relazione di potere tra infanzia e mondo adulto: i bambini in questa azione diventano portatori di una conoscenza mistica, sono i detentori di poteri magici e conoscono il nostro futuro, quello che noi adulti non conosciamo.
Concretamente quello che succede è che siamo scelti da un bambino e, presi per mano, siamo portati in uno spazio dove incontriamo una comunità di oracoli: un gruppo di bambini che ha studiato la chiromanzia e l’arte della divinazione. Non possiamo vedere i loro volti – nascosti da maschere metalliche che abbassano avvicinandosi a noi – ma possiamo sentire le loro voci. Loro prendono e osservano le nostre mani, ci trattengono con le loro parole, ci rivelano il nostro destino e infine ci lasciano con una domanda di cui non attendono risposta. Noi, gli adulti, non possiamo far loro domande, possiamo solo osservarli mentre ci avvicinano e ci scelgono o quando si raccolgono a gruppetti, si siedono a terra, si riposano per poi nuovamente accogliere uno di noi.
È solo all’uscita che ci accorgiamo di esserci affidati ad un bambino e di essere stati di fronte ad un bambino che ci ha rivelato il nostro destino. Questo è Sparks. (Paola Tognon)
Sparks, che raccoglie alcune delle tematiche care all’artista – l’indagine sul tempo e sulla nostra condizione di esseri inquieti alla ricerca di una destinazione di senso e di equilibrio – raggiunge in questa nuova produzione una risultanza poetica e perturbante inaspettata che, come un fascio di scintille, ci colpisce per l’efficacia del ribaltamento in cui ci pone. La performance infatti capovolge la relazione di potere tra infanzia e mondo adulto: i bambini in questa azione diventano portatori di una conoscenza mistica, sono i detentori di poteri magici e conoscono il nostro futuro, quello che noi adulti non conosciamo.
Concretamente quello che succede è che siamo scelti da un bambino e, presi per mano, siamo portati in uno spazio dove incontriamo una comunità di oracoli: un gruppo di bambini che ha studiato la chiromanzia e l’arte della divinazione. Non possiamo vedere i loro volti – nascosti da maschere metalliche che abbassano avvicinandosi a noi – ma possiamo sentire le loro voci. Loro prendono e osservano le nostre mani, ci trattengono con le loro parole, ci rivelano il nostro destino e infine ci lasciano con una domanda di cui non attendono risposta. Noi, gli adulti, non possiamo far loro domande, possiamo solo osservarli mentre ci avvicinano e ci scelgono o quando si raccolgono a gruppetti, si siedono a terra, si riposano per poi nuovamente accogliere uno di noi.
È solo all’uscita che ci accorgiamo di esserci affidati ad un bambino e di essere stati di fronte ad un bambino che ci ha rivelato il nostro destino. Questo è Sparks. (Paola Tognon)
Nelle foto un frame della performance, fotografie di Claudia Borgia e Chiara Bruschini
Ai bambini bisogna insegnare a ribellarsi a queste insignificanti opere d’arte!