05 aprile 2016

“Taking Care”, per ridurre con l’architettura esclusione e marginalità. Ecco il padiglione Italia firmato TaMassociati alla Biennale di Venezia

 

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Dario Franceschini, alla presentazione del prossimo padiglione Italia alla Biennale d’Architettura di Venezia, firmato da TaMassociati, ha defito le periferie «la vera sfida del XXI secolo, luoghi in cui vive lavora e sogna la grande maggioranza degli abitanti delle nostre città». Già, perché sull’organizzare di questi spazi, la loro connessione ai flussi metropolitani (e internazionali), rispettandone l’identità e cercando una maniera per combattere esclusione e marginalità, è l’obiettivo che si è posto – e sui lavora da sempre – il collettivo composto da Massimo Lepore, Raul Pantaleo, Emanuela Not, Laura Candelpergher, Enrico Vianello, Marta Gerardi, Simona Ventura, Silvano Cristiani, Annamaria Draghetti e Simone Sfriso, che propongono «Un’architettura partecipata e intelligente, in grado di scardinare gli status quo e di immaginare un futuro migliore», come hanno spiegato. 
«Abbiamo temuto che l’architettura rischiasse di non avere altre alternative, oltre a quella della realizzazione di interventi spettacolari o di bricolage. Questa Biennale vuol dirci che l’architettura è partecipe di una grande finalità: dar forma allo spazio comune», ha spiegato il Presidente Paolo Baratta, tenendo conto dell’intero progetto di Alejandro Aravena, direttore della 15esima edizione, intitolata “Reporting from the front”.
Dentro i quasi 2mila metri del Padiglione Italia, oltre ai 400mila euro destinati al progetto dal Mibact, il collettivo ha messo insieme una nuova campagna di crowdfunding per i venti progetti di altrettanti studi d’architettura che si alterneranno nell’indagine di temi come l’abitare, il lavoro, la salute, l’istruzione, la cultura, e anche cinque progetti inediti realizzati in un lavoro congiunto tra progettisti e associazioni nazionali impegnate nel contrasto alla marginalità in aree periferiche del Paese, che progetteranno a loro volta 5 strutture mobili. Perché, se c’è un’altra cosa che ci insegna la progettualità “del fronte”, è che non c’è vita senza condivisione. Appuntamento, per il pubblico, al 27 maggio.

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