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Talia Chetrit, Invernomuto e Diego Marcon sono i finalisti del MAXXI Bulgari Prize, appena annunciati nel corso di una conferenza stampa al Bulgari Hotel di Londra, città ormai in piena fibrillazione per il contemporaneo, visto che la settimana di Frieze è più che prossima. Presenti i membri della giuria, composta da Bartolomeo Pietromarchi, Direttore del MAXXI Arte, David Elliott, curatore indipendente, Yuko Hasegawa, Direttore artistico del MOT di Tokyo, Hans Ulrich Obrist, Direttore Artistico della Serpentine Galleries di Londra, che insieme a Lucia Boscaini, Bulgari Brand and Heritage Curator, in una conversazione con la giornalista Suzanne Trocme, hanno illustrato i particolari e le finalità del nuovo Prize, una evoluzione del Premio MAXXI, il riconoscimento istituito nel 2000 e assegnato a cadenza biennale.
«Oggi è un giorno speciale per il MAXXI. Presentiamo una partnership cruciale, che farà crescere il Premio MAXXI proiettandolo in una dimensione sempre più internazionale e annunciamo i tre artisti finalisti, tutti di grande valore, scelti da una giuria di altrettanto prestigio. Ne sono particolarmente lieta e voglio ringraziare Bulgari, emblema di creatività e qualità italiane, con cui collaboreremo per sei anni. Questo accordo è la dimostrazione del valore strategico dell’alleanza non effimera tra pubblico e privato in ambito culturale», ha dichiarato Giovanna Melandri, che ha ringraziato la giuria e si è complimentata con i vincitori.
Bulgari e MAXXI, un prestigioso museo d’arte contemporanea e una maison storica, fondata nel 1884, a Roma, da Sotirios Voulgaris, due parti che combaciano perfettamente e che hanno avuto modo di inspessire la portata del dialogo già in altre occasioni, come per “Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968”, mostra a cura di Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi. D’altra parte, la maison ha incrociato il percorso dell’arte contemporanea in diversi momenti, con Zaha Hadid e Anish Kapoor autori di una rivisitazione dell’anello B.zero1. «Siamo molto fieri di questa partnership con il MAXXI, un museo italiano d’eccellenza che nella sua costante tensione alla sperimentazione ha molte affinità con il marchio Bulgari. Il Premio MAXXI è la perfetta espressione di questa sinergia: valorizza i giovani protagonisti dell’arte contemporanea e, al contempo, l’Italia come fonte di ispirazione», ha commentato Jean Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bulgari.
«Grazie al vitalissimo tessuto del sistema dell’arte in Italia fatto di gallerie, fondazioni, associazioni, collezioni private aperte al pubblico, ogni anno vengono scoperti e sostenuti artisti di altissima qualità. Da quest’anno, il Premio ha anche la finalità di valorizzare queste realtà, di cui riconosce e promuove il lavoro. Voglio ricordare che i finalisti sono stati scelti in una rosa di nomi proposti da alcuni tra i più attenti e riconosciuti giovani critici e curatori italiani e da un’artista italiana. Li ringrazio tutti», ha spiegato Bartolomeo Pietromarchi. I lavori site specific dei finalisti saranno esposti al MAXXI da maggio 2018, in una mostra curata da Giulia Ferracci, mentre a ottobre 2018 la giuria decreterà il vincitore, la cui opera verrà acquisita dal museo.
I finalisti sono stati scelti all’unanimità, per la loro «forte consapevolezza del momento storico e per la capacità di espandere i confini del linguaggio artistico», si legge nelle motivazioni. Talia Chetrit (Washington DC 1982, vive e lavora a New York), è stata scelta «per la sua capacità di reinventare l’uso della fotografia, combinando linguaggi tradizionali e contemporanei nella sua interpretazione del rapporto tra corpo, sguardo e identità». Invernomuto, duo nato nel 2003 dalla collaborazione tra Simone Bertuzzi (1983) e Simone Trabucchi (1982) e che attualmente vive e lavora tra Vernasca e Milano, è stato selezionato per «la ricerca su questioni sociali e politiche globali attuata tramite l’utilizzo sapiente di un immaginario influenzato dalla cultura pop e dalla sottocultura, capace di rendere il suo lavoro personale e sincero». Per Diego Marcon (Busto Arsizio, Varese, 1985, vive e lavora a Parigi) invece ha pesato «il suo approccio originale e poetico alla sperimentazione di differenti tecnologie audiovisive e generi cinematografici e per la rilettura critica di siti storici».
In home: Invernomuto e R-Rua Mimmo Rotella’s Replicante (1990) Ph. Giulio Boem. Courtesy of the artists & Pinksummer gallery
In alto: Diego Marcon Monelle, 2017 Film frame, Produced by In Between Art Film, Courtesy Ermes-Ermes