28 gennaio 2007

Thomas Krens, “la Guggenheim è pronta a collaborare con François Pinault”

 

di

Venezia, Punta della Dogana
Parte con una significativissima apertura di credito la seconda vita di Punta della Dogana, meraviglioso enclave del sestier veneziano di Dorsoduro destinato a centro d’arte contemporanea. La giuria -presieduta da Achille Bonito Oliva- che doveva scegliere se assegnare lo spazio alla Fondazione Guggenheim o al Palazzo Grassi del magnate del retail francese François Pinault ha optato per un pareggio. Il documento di motivazioni redatto da Bonito Oliva -che Exibart sta tentando di ottenere per offrire ad una completa ed opportuna lettura da parte di tutti- prefigura inoltre uno scenario visionario: “a Punta della Dogana Guggenheim e Pinault devono collaborare, per la realizzazione di un grande museo dove il contemporaneo storico sia affidato agli americani e l’arte d’avanguardia fino ai giorni nostri ai francesi“. Un sogno? Non del tutto se è vero come è vero che Thomas Krens, il boss di tutte le Guggenheim, ha dato in queste ore in pasto alle agenzie una nota dove afferma che “se la decisione del Sindaco Cacciari è che gli interessi di Venezia siano meglio serviti da una collaborazione tra la Collezione Pinault e la Guggenheim, siamo pronti a partecipare nella discussione per definire il miglior percorso futuro“. Dal momento che “le risorse unite di Pinault e della Guggenheim sono un punto di partenza che non può vantare nessuna altra città“. Con un obiettivo semplice semplice: “fare di Punta della Dogana uno dei migliori musei contemporanei al mondo“…
La buona volontà americana, ora, non può che attendere risposta dal proverbiale orgoglio francese.

[exibart]

2 Commenti

  1. La decisione finale del comitato presieduto da Bonito Oliva ha decretato la parità tra i due contendenti per la Dogana, ma certamente non è stato un giudizio salomonico, bensì, al contrario, calcolo di furbizia.
    Perché a Bonito Oliva dovrebbe interessare Venezia e il futuro degli artisti che ci vivono? Non scherziamo.
    Quale può essere, invece, il punto di vista sulla questione da parte della produzione artistica del territorio (che non è stata interpellata)?
    A mio avviso dalla Fondazione Guggenheim c’è ben poco sperare, per noi artisti. Caldogno-C4 così com’è oggi serve soprattutto alla carriera del critico curatore (qualcuno lo ha spiegato a Galan?). La Peggy Guggenheim Collection è un museo che conserva bene i dipinti di Peggy, ma non il suo spirito creativo: l’interazione con la produzione artistica del territorio è quasi nulla; persino nel bookshop (visitato da me ieri) l’unica documentazione su quest’ultima si limita ai libri in inglese della moglie del direttore. Si, con Guggenheim sappiamo come andrebbe a finire. Allora proviamo con la Francia, almeno si rischia di portare a casa qualcosa.

  2. Concordo sul fatto che ben poco a Venezia si prende cura degli artisti contemporanei del nostro territorio ( parlo per i veneti ma non escludo il resto degli artisti italiani ). Poche sono le iniziative, a partire dalle istituzioni museali comunali che gestiscono gli spazi dedicati all’Arte Contemporanea a Venezia.
    Ciò non avviene negli altri capoluoghi italiani a partire da Bologna, Milano e Roma, dove gli spazi dedicati a loro non mancano e le mostre si susseguono ( e non solo a cadenze annuali…).
    Perchè Venezia ignora questo aspetto dell’arte??
    Importantissima per la stragrande quantità di opere antiche cinquecentesche e settecentesche e per la realizzazione di grandi mostre dove i nostri artisti italiani del passato vengono lodati, sembra “sprofondare” quando si tratta di Arte Contemporanea, se non per elogiare collezioni di importanti ricconi!
    E cosa succede adesso? I due collezionisti ricconi si uniscono!!!!
    Se questo può portare benefici ad un ambito che attualmente è poco sviluppato non disapprovo la cosa…ma, mi domando, questo avverà???!!!!

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