Galleria Massimodeluca, Vicoria Miro, Alberta Pane e Michela Rizzo. Queste le quattro gallerie veneziane presenti ad Artissima 2017. Nel trimestre in cui Exibart onpaper pone l’accento sul ponte ideale che lega Torino e il suo territorio al Nordest, appariva interessante focalizzare l’attenzione su chi concretizza questo connubio nel mondo del mercato che guarda alla qualità e alla ricerca. Un segnale interessante proprio per raccontare, dall’osservatorio privilegiato e di portata globale del Lingotto, la trasformazione in atto nella città lagunare. Due delle quattro presenze testimoniano il desiderio di creare un avamposto nella città della Biennale, pur avendo delle esperienze avviatissime in capitali europee di primaria importanza, Parigi per Alberta Pane e Londra per Victoria Miro. In entrambi i casi le motivazioni riguardano il particolare tipo di pubblico che Venezia riesce a catalizzare, non tanto composto da veneziani quanto da transiti internazionali interessati al mondo dell’arte. Se per Alberta Pane, veneziana di nascita, il legame è biologicamente istituito, per Victoria Miro rappresenta comunque un elemento di continuità con la precedente gestione del Capricorno. Galleria Massimodeluca e Michela Rizzo testimoniano invece un presidio nel territorio di più lunga data, entrambe rivolte ad un’arte giovane e di ricerca, che nel caso della galleria mestrina si sta gradatamente aprendo anche ad artisti più maturi, in una progressione che ha visto scegliere dapprima una classe fine anni Ottanta, poi Settanta, e che oggi include un Daniele Innamorato dei Sessanta. Diversamente da lei, Michela Rizzo continua a puntare sul connubio maestro/giovane artista, contemplando le sfumature intermedie.
Tutte donne, tutte impegnate a dare a Venezia un’immagine non solo legata ai grandi eventi, con cui è comunque comune interfacciarsi, ma anche interessata a creare rete e a dare respiro vitale ad un collezionismo nazionale e internazionale.
Per Artissima 2017 Marina Bastianello, Direttore Artistico della Galleria Massimodeluca, ci dice di aver voluto trattare lo stand fieristico come fosse una vera e propria mostra, curandone scelte concettuali e allestimento degli spazi. Il team dei 3+1 (tre pittori e uno sculture) è formato da Giovanni Sartori Braido, Paola Angelini, Daniele Innamorato e Agostino Bergamaschi. Per la Bastianello la decisione deriva dal desiderio di creare un progetto coerente, dando la giusta rotazione agli artisti della galleria, non a caso dei quattro solamente Paola Angelini era presente ad ArtVerona. Per le sue scelte la Bastianello, che conta su una scuderia di una decina di artisti, ci dice di affidarsi all’istinto e all’alchimia che si crea una volta conosciuto l’artista.
Victoria Miro, alla sua prima fiera italiana, ci dice di aver deciso di essere a Torino per la qualità garantita dalla storia di Artissima. Punta tutto sulla pittura, con Chantal Joffe, Jules de Balincourt, Varda Caivano e Yayoi Kusama. Non grandi installazioni ma quattro artisti già ben conosciuti in Italia. Curiosa degli esiti, avendo aperto una sede italiana ha trovato interessante poter incontrare anche qui i suoi collezionisti. Tenendo presente che, comunque, a Venezia la natura intima della città favorisce le condizioni per incontri più dilatati, in un ambiente in grado di essere goduto in modo del tutto diverso dalla metropoli londinese della sede principale.
Alberta Pane per la quarta partecipazione consecutiva ad Artissima ha fatto ricadere la scelta su un’artista unica, Esther Stocker. L’obiettivo è quello di creare una situazione immersiva, che possa dar conto al fruitore dell’universo creativo dell’artista. Scomponendo e ricomponendo geometrie in cui trovare sempre un punto di alterazione, la Stocker lavora per dare vita a delle architettura dove i canoni prospettici siano abilmente alterati. La Pane ci dice che Esther pensa tridimensionalmente, usa la sua pittura in maniera diretta, misura lo spazio mentre lo lavora. Un’artista italiana di base a Vienna che viene presentata nuovamente in Italia. Una sfida sostanziosa progettata dall’interno dell’ex segheria di Dorsoduro, da cui stanno partendo anche altre importanti idee per rendere più compatto il tessuto di gallerie del contemporaneo di Venezia.
Michela Rizzo, soddisfatta dei risultati di ArtVerona, che vede come una fiera in crescita soprattutto dal punto di vista qualitativo, ha portato ad Artissima una scelta di tre artisti che confermano il suo trend: unione di maestri e di giovani. Roman Opalka, David Rickard e Martino Genchi. Il tempo è il tema in grado di supportare l’architettura dell’espositivo. In una fiera come Artissima non si può sottovalutare la qualità del concetto che sta alla base della proposta, per questo una selezione rigorosa che leghi tre generazioni, in grado di puntare a diverse fasce di collezionisti. La qualità e la coerenza del progetto emergono in maniera netta dallo stand, in cui la tensione tra le opere della triade, in perfetto equilibrio tra loro, viene metaforizzata dall’opera di Genchi, in cui la spinta contrapposta dei fili verdi disegni i contorni di un passaggio sospeso. (Penzo+Fiore)