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Torino. Artissima e oltre/2. La fiera in collaborazione con l’aeroporto, e Thomas Bayrle apre al pubblico l’area del ritiro bagagli con “Flying home”

di - 2 Novembre 2016
La più calda settimana dell’arte contemporanea, a Torino, diventa l’occasione per promuovere nuove iniziative, nuovi progetti frutto di sinergie tra diversi attori istituzionali. Dal dialogo tra Artissima– Fiera Internazionale di Arte Contemporanea- e Torino Airport Sagat, nasce un’interessante progetto site specific allestito nell’insolita area per il ritiro bagagli dell’aeroporto. Dal 4 novembre 2016 fino al 28 maggio 2016 tutti i visitatori possono accedere gratuitamente a quella che normalmente è una zona di passaggio riservata solitamente ai viaggiatori, e percorrere con lo sguardo la lunga linea narrativa creata dall’artista tedesco Thomas Bayrle con l’installazione Flying Home; inaugurata dalla curatrice Sarah Cosulich, alla presenza dello stesso artista, Thomas Bayrle,  dell’Amministratore Delegato di SAGAT Roberto Barbieri e dal maestro cioccolatiere Guido Gobino, che per l’occasione ha realizzato una tavoletta ispirata all’installazione.
L’opera si dispiega in una sequenza di fotogrammi presentati su display luminosi, che raccontano un lavoro collettivo artigianale, delle numerose mani – dell’artista e degli assistenti- che tendono in tensione il latex stampato, che con il proprio intervento contribuiscono alla composizione dell’immagine dell’immensa opera Flugzeug (1984); un’opera grafica raffigurante un aereo riprodotto su una vasta superficie e realizzato mediante la ripetizione seriale di piccoli aeroplani. Il modulo originario dell’opera risale, tuttavia, al 1980, quando l’artista realizzò per Lufthansa– sponsor per l’occasione del progetto Flying Home– un numero limitato di serigrafie da distribuire ai passeggeri.
La produzione Pop di Bayrle, d’altronde, si caratterizza per questa personalissima cifra stilistica; opere che sono il risultato di una strutturazione di unità in un insieme complessivo. Ogni elemento diviene una cellula fondamentale per la creazione di un corpo complessivo che, altrimenti, non potrebbe funzionare- secondo quanto affermato dallo stesso artista. Ne deriva quindi una sorta di percezione strutturalista che concentra l’attenzione sul singolo e semplice elemento che, a sua volta, rimanda alla complessità dell’immagine e viceversa; in un rapporto di interdipendenza continuo che assurge a metafora della società, del binomio individuo/collettività. Flying Home è, dunque, la storia di un backstage; un documento inedito della storia di un’opera, una sorta di omaggio all’operosità di chi, dietro le quinte, l’ha resa possibile. Un’opera che assurge a metafora di un unione, di una collettività le cui energie latenti costituiscono gli ingranaggi fondamentali che fanno funzionare un’opera complessa qual è il meccanismo dell’aeroporto, rendendone possibile l’efficienza e il funzionamento.
Un lavoro ‘analogico’ straordinario per un artista precursore del digitale, riscoperto trent’anni dopo e  inserito coerentemente nel tessuto insolito di un luogo scandito da ritmi differenti, da passaggi e attese. L’area ritiro bagagli, apparentemente impersonale e anonima, diviene lo spazio espositivo in cui l’opera incontra un pubblico inusuale, inserendosi in modo discreto in un contesto che non intende sopraffare ma ne rispetta le caratteristiche, tra nastri trasportatori e manifesti pubblicitari. Un lavoro profondo che riflette sui legami sociali, sulla cooperazione, su quelle relazioni invisibili mai scontate.
In questo senso si coglie così la capacità di una rete del sistema dell’arte di sperimentazione innovativa, un circuito che promuove la diffusione capillare dell’arte contemporanea, nel costante dialogo con nuove e possibili realtà, creando incontri e narrazioni dagli esiti inediti. (Manuela Santoro)

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