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Quadri di Mario Schifano e Giacomo Balla, disegni di Giacomo Manzù, tecniche miste di Filippo Tommaso Marinetti e Alighiero Boetti, una china di Renato Guttuso, diversi collage di Mimmo Rotella, serigrafie di Joan Mirò. Non si tratta di una grande mostra d’arte contemporanea ma della raffinata collezione che orna le pareti della villa di Massimo Carminati, l’uomo nero di Mafia Capitale. Ma adesso la Procura di Roma ha chiesto la confisca dei beni che, insieme a quelli di Salvatore Buzzi, il “ras delle cooperative”, altro pezzo da novanta dell’organizzazione criminale, ammontano a un totale di 150 milioni. Tra immobili, automobili e terreni, spicca proprio un nutritissimo gruppo di opere d’arte, del valore di 10 milioni e 741mila euro, già poste sotto sequestro nell’ambito della maxi inchiesta “Mondo di mezzo” e per le quali sono avviate le indagini per rintracciarne la provenienza. E gli inquirenti hanno motivo di pensare che di opere ce ne siano anche altre, occultate da chissà quali mani. Passione incontenibile per l’arte? Desiderio di dichiarare sfacciatamente uno status symbol? Certo, anche Carminati potrebbe aver maturato una sua idea estetica ma senza dimenticare il business, considerando la semplicità di spostare grandi valori in maniera discreta, attraverso le opere. Sulla richiesta dei pm il tribunale si pronuncerà il mese prossimo.