Ci sono un po’ di complessità nell’assegnazione del nuovo Pritzker Prize, il “Nobel” per l’Architettura, secondo gli esperti del progetto. La prima questione è che l’award, dopo essere stato raccolto da “archistar” come Frank Gehry, Renzo Piano e Zaha Hadid, quest’anno ha scelto invece un “piccolo” gruppo catalano, RCR Arquitectes, che hanno base a Girona, conosciuta nel mondo poco per la cattedrale, e più per l’aeroporto servito dalle compagnie low cost.
In secondo luogo perché il premio si fa in tre: a vincere infatti sono Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta, che hanno fondato lo studio nel 1988.
Il loro lavoro è noto perché presta particolare attenzione alle zone circostanti in cui essi costruiscono, attingendo il modus operandi dall’architettura tradizionale giapponese. Usano materiali moderni, tra cui acciaio riciclato e plastica, per eseguire i loro progetti.
E allora, perché sono stati scelti? “Viviamo in un mondo globalizzato, in cui dobbiamo fare affidamento alle influenze internazionali, il commercio, la discussione, le transazioni. Ma sempre più persone temono che a causa di questa influenza internazionale perderemo i nostri valori locali, la nostra arte e le nostre consuetudini. Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta ci dicono che può essere possibile avere entrambe le possibilità”, ha dichiarato la giuria del Pritzker Prize in un comunicato.
I tre saranno ufficialmente “onorati” alla State Guest House, nel giapponese Palazzo Akasaka di Tokyo, il 20 maggio.
Nelle foto: Rafael Aranda, Carme Pigem, and Ramon Vilalta. Photo Javier Lorenzo Domínguez, courtesy Pritzker Architecture Prize