20 gennaio 2003

Treviso, l’ autoritratto di Van Gogh concesso dalla Galleria Nazionale di Oslo è vero o falso? Goldin la butta sul populismo

 

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autoritratto attribuito a van goghI dubbi avanzati sulla autenticità dell’Autoritratto di Vincent Van Gogh appartenente alla Galleria Nazionale di Norvegia di Oslo, attualmente esposto nella grande mostra trevigiana “L’impressionismo e l’età di Van Gogh”, hanno spinto Marco Goldin, curatore della rassegna attualmente in corso alla trevigiana Casa dei Carraresi, a prendere due diverse iniziative. Al suo rientro dagli Stati Uniti modificherà l’allestimento della sale riservate a Van Gogh. Sono infatti tre gli autoritratti presenti, uno proveniente dal Van Gogh Museum di Amsterdam, uno dalla Fondazione Bührle di Zurigo e appunto quello da Oslo. Saranno collocati, diversamente da quanto avviene ora, sulla medesima parete, di modo che, esposti l’uno a fianco dell’altro, possano essere giudicati dai visitatori stessi della mostra, che così potranno farsi un’opinione del tutto personale sulla questione. Di questo, con una nota redatta personalmente dal curatore e stampata sulla parete a fianco dei tre dipinti, verranno debitamente informati i visitatori. Chi poi tra essi lo vorrà, potrà compilare un’apposita cartolina, fornita dagli organizzatori, nella quale specificare i motivi che rivelerebbero l’autenticità, o la non autenticità, del dipinto. Tutto il materiale raccolto verrà, a fine mostra, inviato alla direttrice della Galleria Nazionale di Norvegia, Anniken Thue.
Insomma, a Treviso non c’è fine al peggio. Non bastava fare le mostre più semplici, immediate, lineari e scontate del globo terracqueo, ma si punta (dopo i vari impressionismi) ad inaugurare una nuova corrente artistica deja vu nel mondo della politica: il populismo!

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8 Commenti

  1. Ma siete completamente impazziti? Ma chi vi credete di essere? Il circolo dei pochi eletti saputelli? Se vogliamo diffondere l’arte ben vengano mostre ‘nazional-popolari’, ben venga che i media parlin dell’arte… non sarà mai il referendum dei vsitatori di Treviso che darà il responso ufficiale sull avalidità dell’autoritrtto, ma è un modo per coinvolgere nel dibattio il pubblico…
    E per creare una Cultura artistica servono eccome mostre divulgative, dibattitti, altrimenti l’arte continuerà ad essere vista dall’uomo comune come qualcosa di difficile ed astruso… e non parliamo dell’arte contemporanea, assolutamente incomprensibile ai più…
    e poi, chi ha firmato, l’articolo?

  2. ma stiamo scherzando!
    ben venga la levata di scudi dell’accademia contro il curatore alla trevigiana.
    basta con questa cultura da supermercato.
    i consumatori di cultura sono i peggiori; meglio un progetto snob ma che ha qualcosa da dire, che una lunga fila da “pasta&fagioli” per veder patacche.

  3. Ma cerca di essere un po’ obiettivo! Non basta mettere insieme un pugno di capolavori (quando ci sono) per fare una buona mostra. Ma li hai mai letti i cataloghi, hai mai approfondito i percorsi critici e tematici promossi in queste mostre? Intanto è risaputo che Goldin è un grande manager ma non sa scrivere. Non c’è nulla di scientifico dietro le mostre di Treviso (fatta salva forse la mostra sulla nascita dell’impressionismo), sono passerelle a noleggio. Quanto all’arte contemporanea, poi… sarà pur vero che dobbiamo fare molta strada per saperla presentare e promuovere come merita, mettendo da parte stupidi atteggiamenti elitari, e tuttavia quel poco che viene compreso dal pubblico dell’arte contemporanea, l’arte che parla i linguaggi odierni, vale di gran lunga di più, per la formazione delle coscienze, di quel nulla, quello zero assoluto, che viene compreso dell’arte dell’800 o dell’arte antica: sterili stereotipi da gita scolastica venduti come modelli di vita per stolti. Questa è vera sottocultura.

  4. queste porcherie di treviso stanno all’arte come i film di Vanzina stanno al cinema. Liberissimi di andarle a vedere, per carità. Basta poi vergognarsi un poco.

  5. Basta con questa storia “di chi firma gli articoli”. Gli articoli non firmati del portale sono da intendersi come diretta espressione del direttore. Come in tutte le testate.

  6. Il fustigatore dorebbe ascoltare i pareri di chi ha visto la mostra. Anche quelli di coloro che di arte non si cibano tutti i giorni, ma che vogliono ugualmente avvicinarvisi per allargare le proprie vedute. Ebbene, anche tra questi affamati visitatori il parere alla mostra è “negativo”! Pazienza quindi se qualche addetto ai lavori non approva la massificazione populista di alcune tematiche legate all’arte, ma quando gli stessi obiettivi della mostra sono i primi a lamentarsi, bhe, qualcosa di storto deve pur esserci. Considerate più importante far vedere Van Gogh che tutto il mondo conosce (magari non visto proprio di persona, ma comunque inquadrato abbastanza esaustivamente in un preciso contesto epocale), oppure la promozione di tematiche attuali che altrimenti avrebbero uno spazio ristretto? Poi, una associazione che ha come must la divulgazione dell’arte in forme ampie e riconoscibili, dovrebbe anche avere a cuore proprio il settore contemporaneo. Magari non in forme radicali, ma se all’interno di un palinsesto espositivo storico ci si inserisce un accento più attuale, non può che giovare al mondo dell’arte. sfruttare la popolarità di mostre IMPORTANTI sarebbe la cosa più logica se avesse come fine un vero e concreto avvicinamento all’arte tout court. Sfoderare grandi nomi non aiuta nessuno in questo senso, anzi rischia di creare una ulteriore frattura tra chi propone opere d’arte di oggi, con coloro che in un certo senso nel loro passato hanno tentato di essere “contemporanei”. Non si ha bisogno di ulteriori valichi, ma di vallate dal panorama più ampio.

  7. Chissà perchè mi sarei aspettata tutta questa sceneggiata. La notizia che a Treviso ci fossero delle tele di indubbia attribuzione non è nuova. C’è pure un sito internet che lo sbandiera ai quattro venti. Eppure tutti ne parlano solo ora che la mente commerciale di Goldin ha preparato un convegno sulla presunta veridicità dell’Autoritratto di Van Gogh proveniente da Oslo. Insomma, doveva essere lo stesso Goldin (a quanto pare) ad accontentare l’opinione pubblica e la stampa, pronta a criticarlo sin da prima dell’inaugurazione della mostra. Ci troviamo di certo di fronte a un’esposizione per la massa, pensata per accontentare il pubblico amante dell’impressionismo. Non lo nego. Ma se le persone che scrivono in calce avesso il buon cuore di entrare alla Casa dei Carraresi prima di parlare, saprebbero questa mostra ha anche qualche qualità.
    E per finire bello il comunicato stampa con il commento finale del direttore!

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