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Tutti gli italiani a Paris Photo. Da Ugo Mulas, passando alle gallerie

di - 11 Novembre 2018
In mezzo a proposte sempre più variegate attorno alla fotografia, sette gallerie italiane partecipano a Paris Photo 2018. Quattro di loro hanno scelto di presentare una mostra monografica. L’anno scorso, segnalavamo l’assenza di alcuni artisti italiani, testimoni della scena artistica, che qualificano egregiamente la Storia della fotografia. Il caso vuole che in questo periodo l’augurio di una loro maggiore presenza nelle grandi manifestazioni parigine inizi a essere esaudito.
Nello scorso mese, la Galleria Vistamare di Pescara/Milano ha inaugurato la sua prima partecipazione alla FIAC con una mostra monografica di una serie di fotografie dell’artista napoletano Mimmo Iodice.
A Paris Photo, Lia Rumma (Napoli/Milano) dedica lo spazio all’artista Ugo Mulas, osservatore attento di grandi eventi come le Biennali di Venezia. Le fotografie esposte si riferiscono alla storica mostra romana “Vitalità del Negativo”, del 1970, e rappresentano i ritratti di artisti, tra i quali Andy Warhol, o delle loro opere, come quella di Roy Lichtenstein dietro un cavalletto, di Lucio Fontana, o ancora la sala di Michelangelo Pistoletto. Talvolta una messa in scena congiunta di ritratto e opera, come per Pino Pascali e Fausto Melotti. Intrigante e meno nota la foto di Barnett Newman nel suo studio che osserva un modellino. È quello di una Sinagoga da lui progettata nel 1963. Fissata su un piedistallo al centro dello stand, è esposta una scatola in plexiglass nella quale sono racchiuse dieci fotografie scattate a New York nel 1967, con Marcel Duchamp protagonista, un anno prima del suo decesso. Una parete è dedicata alle foto della scenografia per Giro di vite, del 1969.
Contrasto di Milano partecipa con una mostra dell’artista americano James Nachtwey, “Memoria”. Testimone diretto dell’11 settembre è noto per avere percorso il mondo come fotoreporter e avere fissato sulla pellicola i flagelli che affliggono il pianeta, guerre, fame, terrorismo, dall’Africa del Sud all’Afghanistan, dalla Bosnia e El Salvador, dal Nicaragua al Nepal, ad Haiti, all’Iraq. Paci Contemporary di Brescia consacra il suo spazio a un altro artista americano, Ralph Gibson, che ha iniziato la sua carriera come assistente di Dorothea Lange (in mostra attualmente al Jeu de Paume) e di Robert Franck. È noto per le sue inquadrature ricercate e sottili, sottolineate da un bianco/nero curato, come nella serie Somnanbulist (1969).
Louise Alexander di Porto Cervo espone una personale di Guy Bourdin. Prima di cimentarsi nel mondo della moda, l’artista inizia la sua carriera di fotografo esponendo negli anni 50, dopo aver incontrato Man Ray che scrive l’introduzione ai suoi cataloghi. In ogni scatto, fissa particolari insieme insoliti, ironici e realistici. Photo & Contemporary di Torino accoglie una collettiva di nove artisti, “Vertigo”, fra i quali sei italiani, Gabriele Basilico, Franco Fontana, Francesco Bosso, Carlo Mollino, Pietro Privitera, Angela Lo Priore, Beatrice Helg, Giovanni Gastel, Arno Rafael Minkkkinen. Enrico Astuni di Bologna, propone una collettiva di cinque artisti, Steven Pippin, Christian Jankowski, Suzanne Lacy, David Medalla, Olivia Guigue. Sono presenti due serie di Maurizio Nannucci, Bag Book back e Lives here, un progetto iniziato in Canada nel 1987 in 49 fotografie a colori che mostrano la facciata delle abitazioni e degli studi degli artisti. Una sequenza di quattro foto indica un particolare dei luoghi legati a Keith Sonnier, Joseph Kosuth, General Idea, Dennis Oppenheim.
Metronom di Modena, presente per la prima volta a Paris Photo, dedica il proprio spazio, situato al primo piano, nella sezione PRISMES, all’artista giapponese Taisuke Koyama. In questa occasione Gagosian, che fra le dieci Gallerie aperte in altrettante città del mondo, tra le quali anche Roma, dedica un’esposizione ad Andy Warhol e agli artisti con i quali ha lavorato o che si sono ispirati alla sua opera: Richard Avedon, Brig Berlin, Nat Finkelstein, Douglas Gordon, Michael Halsband, Ray Johnson, Peter Lindbergh, Gérard Malanga, Robert Mapplethorpe, David McCabe e Duane Michals.
Elisabetta Catalano è presente nella Galleria londinese Richard Saltoun, con una fotografia, realizzata in studio, che riprende una nota performance di Fabio Mauri (1929-2009), del 1971. Ebrea rappresenta una ragazza nuda che porta sulla pelle il disegno della stella di Davide. È seduta nella posizione che ricorda, con pudicizia, quella antica dello Spinario, appartenente alla collezione dei Musei Capitolini.
La scelta di dare rilievo alla presenza italiana, ovviamente, non toglie nulla all’interesse delle tante partecipazioni internazionali: 38 Paesi e 188 gallerie. Sono numerose le personalità presenti nella Fiera, dalle generazioni storiche a quelle intermedie e più recenti. Accanto a protagonisti conosciuti è da rilevare la stessa qualità in autori storicizzati ma meno noti al pubblico.
Citiamo in questo senso la galleria tedesca Van der Grinten che raccoglie le fotografie di Karl Hugo Schmolz (1917-1986) caratterizzate da delicati tratti di luce
negli elementi di architettura interna. Quella newyorkese Keith de
Lellis presta attenzione a diversi artisti di pregio con una serie di
opere, degli anni 20-30, di Edward Steichen (1879-1973), Paul Strand
(1890-1976), Edward Quigley, Gordon Coster, e del francese Daniel Masclet, con soggetti legati ad utensili della vita quotidiana. Una presentazione che conferma l’attenzione particolare che gli Stati Uniti hanno prestato alla fotografia da più di un secolo. Infine attira lo sguardo, all’angolo di un corridoio, isolato su una parete, il piccolo ritratto di un orecchio, Rebecca’s Ear (1922), del grande Alfred Stieglitz.
Nelle stesse date della Fiera, sono da visitare altri saloni, quello dedicato al Giappone per Fotofever, allestito al Carrousel del Louvre, A PPR OC HE, che organizza, per la seconda volta, una mostra di 14 artisti, infine il Festival photo Saint Germain. Le istituzioni pubbliche e private, come ogni anno, presentano una programmazione che contribuisce a fare del periodo di Paris Photo un appuntamento imperdibile attorno a questo medium. Alla “Photographie Arme de classe”, allestita al Pompidou, alle mostre di Dorothea Lange e Ana Mendieta, al Jeu de Paume, alle esposizioni della Biblioteca Nazionale, “Les Nadar une légende photographique”, e alla mostra di Josef Sudek, “Topografia delle rovine. Praga 1945”, al Centro Ceco, si aggiungono le esposizioni agli Archives Nationales, alla Maison Européenne de la Photgraphie, alla Fondazione Cartier-Bresson e al Centre Photographique d’ île de France. (Michèle Humbert)

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