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Tutti in crisi, dal Louvre al Museo Agrario Geologico di Roma, che rischia di andarsene definitivamente.

di - 9 Febbraio 2012
Tira una brutta aria sui musei, e lo sappiamo. L’unica Collezione geologica nazionale non è più aperta al pubblico ma anzi, sta per essere definitivamente chiusa e immagazzinata. In barba all’inserimento nelle collezioni visitabili per i festeggiamenti del 150° dell’Unità. Eppure durante la scorsa giornata di primavera promossa dal FAI alla sede che ospita le prestigiose “Collezioni Geologiche e Storiche del Servizio Geologico d’Italia”, oggi sotto la tutela dell’ISPRA (istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) si erano  registrati nella sede di via Curtatone a Roma più di 1500 ingressi in due giorni di apertura. Il museo è stato aperto nel 1885 da Re Umberto I, con la precisa volontà di testimoniare che il nuovo Stato unitario riconosceva alla conoscenza del territorio e delle sue risorse un valore primario per il futuro sviluppo del Paese. Le collezioni Geologiche raccolgono oltre 150mila campioni e reperti, esemplari di riferimento unici al mondo e raccolte di marmi antichi. Contro la sua chiusura arriva l’appello di Caterina Boratto, Capo Delegazione del FAI di Roma per «salvare un patrimonio inestimabile che tutto il mondo ci invidia e che invece qui in Italia non viene tutelato e valorizzato. Il FAI chiede che venga individuata una sede adeguata dove esporre questa importantissima collezione». Qualcuno risponderà all’appello o tanto vale iniziare con gli scatoloni? Non va meglio al Louvre che, per ampliare l’ala dedicata all’arte islamica progettata dall’architetto Mario Bellini con il francese Rudy Ricciotti, lancia un appello per raccogliere 10 milioni di euro. Il budget complessivo del progetto ammonta a quasi 100 milioni. Mecenate principale è la Fondazione del principe saudita Al-Walid ben Talal, con 17 milioni di euro, poi lo stato francese, diversi gruppi imprenditoriali come Total (6 milioni), Lafarge (4,5 milioni) e Bouygues Construction (1 milione). Eppure mancano ancora diversi milioni di euro da raccogliere per portare a termine lo spazio espositivo di 4.600 metri quadrati. Ma qui, contrariamente a quello che accade a Roma, «Siamo fiduciosi. Non mi preoccupo» sono state le parole del direttore del mega-museo Henri Loyrette.
E a Berlino, dopo 15 anni di attività, chiuderanno le porte del Guggenheim. Perchè? Il direttore della Fondazione, Richard Armstrong, ha dichiarato al New York Times: «Dal 1997, Deutsche Guggenheim ha svolto un ruolo essenziale nello sviluppo dell’arte contemporanea a Berlino. Ma è una città molto diversa da quella che era quando abbiamo iniziato. É arrivato il momento di fare un passo indietro e riesaminare la nostra collaborazione per vedere come potrebbe evolvere. Il condizionale, per tutti, è d’obbligo. (m.b.)

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  • peccato!ma c'è sempre una soluzione a tutto,se si vuole,sarebbe utile accorpare il museo geologico presso un'altro museo risparmiando l'affitto!

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