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Come ogni opera che si rispetti anche Call me by your name, il nuovo film di Luca Guadagnino – per qualche giorno ancora nei cinema italiani – divide gli animi: chi lo trova un coacervo di estetiche estetizzanti, chi dà all’ormai celebre “discorso del padre” tutta la portata del film, chi invece ha visto un lungometraggio sull’amore che non si prende nessuna licenza melensa o romanticheggiante, centrando – tra sguardi e gesti del corpo affidati soprattutto alla bravura di Timothée Chalamet – la folle passione (più mentale che fisica) tra il 17enne Elio e il 24enne Oliver.
Ma stavolta all’Italia è andata bene in un terreno difficile come quello inglese dei BAFTA, gli “Oscar” d’Oltremanica, dove ieri sera Chiamami con il tuo nome è stato premiato come “Miglior Adattamento” (dal romanzo omonimo del 2007, di André Aciman), su sceneggiatura di James Ivory. E ora si aspetta Hollywood: la pellicola del regista è in corsa per gli Oscar del 4 marzo con quattro candidature: miglior film, miglior attore, miglior sceneggiatura non originale e miglior canzone.