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Da quando non ci sono più le mezze stagioni, le condizioni metereologiche sono un mistero insondabile. Ma alcuni scienziati hanno finalmente fatto luce sulle nuvole più enigmatiche e inquietanti che l’uomo abbia mai visto, quelle che costituiscono il drammatico cielo de L’urlo, opera iconica di Edvard Munch, realizzata in quattro versioni, dal 1893 al 1910. Alcune varianti sono significative, come la posizione delle altre persone sul sentiero che si inerpica sulla collina di Ekberg o la conformazione del viso urlante in primo piano ma la costante è proprio il cielo attraversato da lingue di fuoco e sangue, come lo stesso maestro dell’Espressionismo ebbe modo di descrivere nelle pagine del suo diario.
Per molto tempo, seguendo le sue parole alla lettera, il cielo è stato interpretato in termini simbolici ed esistenzialisti, come l’urlo della natura che fa eco a quello dell’uomo e, magari, per Munch era effettivamente così. Negli ultimi anni, alcuni ricercatori hanno anche supposto che il cielo rosso sangue sia in realtà una riproduzione del paesaggio norvegese dopo l’eruzione del Krakatoa del 1883 ma le date non coincidono.
Comunque, secondo una ricerca degli scienziati della Rutgers University-New Brunswick, dell’Università di Oxford e dell’Università di Londra, pubblicata sul bollettino dell’American Meteorological Society, ciò che Munch vide non fu solo dettato dalla sua fantasia, bensì da un particolare fenomeno meteorologico, conosciuto come “nuvole di madreperla”. Il fenomeno è tipico delle regioni fredde, si forma nella stratosfera inferiore, dai 15 ai 25 chilometri di altezza, e si può osservare nella Norvegia meridionale, durante l’inverno. Lo studio, scritto da Fred Prata, Alan Robock e Richard Hamblyn, si basa sui risultati di un simile documento pubblicato nel 2017, che per primo riconosceva nel cielo sfocato di Munch la condizione delle nuvole madreperlacee. Secondo la nuova ricerca, molti casi di questo fenomeno sono stati annotati negli archivi metereologici registrati proprio in quegli anni, tra il 1883 e il 1910, ed è probabile che furono proprio le stesse nuvole viste da Munch. Se così dovesse essere quelle delle opere sarebbero le prime di questo genere a essere rappresentate, con tanto di firma d’autore.