29 aprile 2019

Un giro a Circulation(s). A Centquatre di Parigi, il meglio della giovane fotografia europea

 

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Circulation(s), il festival dedicato alla giovane fotografia europea, ha appena inaugurato la sua nona edizione al Centquatre, un noto centro di cooperazione culturale situato nell’est parigino, che l’accoglie fino al 30 giugno. La manifestazione presenta trentasette fotografi europei, di età media intorno ai 30 anni, e vede la direzione artistica di The Red Eye, un duo composto da Audrey Hoareau e François Cheval, che predilige la scrittura plurale del mezzo fotografico. Il percorso espositivo si disloca attraverso temi come la fotografia documentaria, i territori, gli archivi, i paesaggi e la natura, il corpo e la sofferenza, a cui corrispondono sottotitoli eloquenti come Il destino postumo delle immagini
In questa sezione troviamo Umberto Coa con il progetto Non dite che siamo pochi, in cui narra la storia di MB, un anarchico di origine italiana che il fotografo ha incontrato a Lione, attraverso immagini, testi e oggetti intorno a scontri accaduti in Europa. Qui la forza dell’immagine, corroborata da un’accurata mise en espace, oltrepassa i limiti imposti dalla foto che, da testimone di un momento circoscritto nel tempo e nello spazio, diventa presente, empatica. Nella stessa sezione, alcune foto tratte dalla bella serie Palimpsest di Philippe Braquenier, che tra fotografia concettuale e documentaria ci parla della storia nell’era dei dati, attraverso immagini di siti di archiviazione digitale. 
Nella sezione Possiamo erigere un monumento al proprio dolore?, interessante il lavoro Esercizi obbligatori (Compulsory Exercises) di Marilisa Cosello, composto da tre atti intorno alla costruzione e rappresentazione della società borghese e patriarcale, spoglia di umanità. Belle le immagini di Chloé Rosser nella serie Form & Function, in cui corpi umani nudi vengono ripresi di spalle e in posizioni innaturali, soli o in coppia. Calati in interni spogli, i corpi sembrano sculture viventi la cui presenza/assenza umana è rafforzata dalla luce, che rivela la porosità della pelle. 
Nella sezione sottotitolata Il territorio, i segni e le identità, troviamo Untitled (The Asylum Seeker) di Caterina Lorenzetti, un progetto fotografico intorno a richiedenti asilo africani. Celati sotto un leggero foglio che riproduce una domanda d’asilo, i ritratti di donne e uomini sorprendono poiché non sono quelli che potrebbero fuoriuscire da massicci database, da anonimi schedari, ma sono umani e parlanti. In questa sezione troviamo anche i lavori di Yorgos Yatromanolakis, con una serie ispirata ai riti di passaggio tra la vita e altre dimensioni, e di Rubén Martín de Lucas, con Minimal Republics, una serie fotografica che fa parte di Stupid Borders, in cui si mette in discussione l’idea di nazione. L’artista spagnolo realizza delle performance in paesaggi naturali, in cui abita, per 24 ore, in cento metri quadrati di un terreno dai bordi ben visibili, creando dei micro-stati effimeri. Notevoli anche l’opera di Pippa Healy, con Sick, un lavoro fotografico che la vede testimone dell’attacco terroristico sul London Bridge, e Family/In This Place di Margaret Mitchell. Quest’ultima evoca, attraverso video e foto, la vita quotidiana di sua sorella e dei figli in Scozia, chiedendosi se siano stati loro gli artefici del loro destino o se sia stato piuttosto il contesto socio-economico a determinarlo. 
Nell’ambito degli scambi economici e culturali tra Francia e Romania troviamo un focus sulla giovane fotografia rumena, mentre quest’estate il festival si sposterà da Parigi a Bucarest. Infine, Circulation(s) propone come ogni anno conferenze, proiezioni e workshop aperti anche ai giovanissimi. Qui tutte le informazioni sul programma. (Livia De Leoni
In home: Umberto Coa 
In alto: Chloé Rosser

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