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Era un po’ meno cheap del Chelsea Hotel e un po’ meno glamour del Gramercy, l’hotel dove si sono sposati Hunphrey Bogart e Lauren Bacall, due alberghi cult di New York. Ma qui siamo a Milano, e in città lo Splendor, a via Varese 12, aveva lo stesso fascino. Anche lì si ritrovavano artisti e intellettuali, e poi c’era Brera vicina e soprattutto l’area Garibaldi non era diventata il quartiere trendy di oggi, ma era zona di pascolo di flâneur e altri sfaccendati. Poi il lento declino, anche se in molti se lo ricordano ancora. Ma con l’ultima crisi il vecchio Splendor non ce l’ha fatta e chiude definitivamente, tra qualche giorno.
Prima che tutto finisca, trasformato magari in supermarket o nell’ennesimo bar fighetto del quartiere, Traslochi emotivi, nome plurale per una singola artista giovane, raffinata e seducente tanto quanto l’albergo di cui ha deciso di occuparsi, ha pensato di dargli un’ultima chance di vita. Ne ha svuotato le cantine ritrovando oggetti, suppellettili, i vecchi servizi di posate per metterli in asta domenica alle ore 15. Ma ha anche ritrovato l’anziano e un po’ mellifluo direttore dell’albergo e il giardiniere, le cameriere, qualche vecchio cliente affezionato. Li ha convocati tutti in quello stesso indirizzo, via Varese 12, e li ha coinvolti in una perfomance per dare una addio corale allo Splendor.
Il tutto è iniziato ieri sera, venerdì 28 marzo, alle 19.30 e la cerimonia degli addii andrà avanti fino a domenica con l’asta.
Nel frattempo però a via Varese lavorava già un ufficio, intelligente e sofisticato, un po’ come l’albergo. Un’azienda sui generis di cui non facciamo il nome. E allora la sovrapposizione tra il vecchio albergo e questa impresa, tra il passato e il presente si complica. Dove sta il vero e dove la finzione? Di chi ci parla Traslochi Emotivi, non nuova quanto a questo tipo di performance un po’ stranianti e molto catturanti? Andate nel vecchio albergo e scopritelo da voi. Ogni ipotesi è lecita.