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L’unica nave che può lasciare la sua scia sulla sabbia del deserto egiziano, per poi ondeggiare tranquillamente sulle colline della Toscana, è quella di Emilia e Ilya Kabakov, che ha iniziato il suo viaggio nel 2005, dall’oasi di Siwa e, dopo aver girato per mari e terre, da Siwa a L’Avana, da Mosca a New York, ha attraccato a Capalbio. Lungo questo tragitto, le sue vele sono diventate sempre più imponenti e vivaci, realizzate grazie all’intervento dei più piccoli, coinvolti attivamente per ogni tappa, in occasione di workshop e laboratori organizzati dalla coppia di artisti russi, da sempre interessati alle pratiche di mediazione tra culture diverse.
Per la seconda sosta italiana, dopo l’attracco nei canali di Venezia per la Biennale del 2009, la Ship of Tolerance è approdata a Capalbio, ospitata da Jacaranda Caracciolo Falck e dal figlio Alessandro Borghese, nella tenuta di famiglia di Garavicchio. L’imponente scultura in legno sarà ormeggiata nei pressi del Giardino dei Tarocchi, il parco visionario realizzato da Niki de Saint Phalle e popolato di statue ispirate alle figure degli arcani maggiori dei tarocchi, un progetto sostenuto dalla famiglia Caracciolo. Invece, al Castello di Capalbio e al Circolo La Macchia è stata allestita una mostra con 60 bandiere disegnate a mano da bambini, con colori provenienti da tutto il mondo. La nave rimarrà a Capalbio fino alla fine di settembre, quando Ilya ed Emilia Kabakov arriveranno in Italia per lavorare con i bambini della zona. Prossimi porti, Lipari e Lampedusa. «Non vedo l’ora di venire a vedere la nave e la cittadina, per incontrare la persone e i bambini che ci hanno aiutato nel viaggio. Alcuni luoghi sono magici e, da quello che ho sentito, Capalbio è uno dei quelli», ha commentato Emilia Kabakov.