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Torino in gran spolvero, in attesa della sua settimana dell’arte. E chi sbarcherà in città utilizzando la stazione ferroviaria di Porta Susa potrà scoprire una nuova, strana e “modernissima” scultura, proprio adiacente allo scalo. Si chiama Sintesi 59, ed è firmata da Armando Testa “figura chiave di una generazione autorevole di innovatori culturali che durante gli anni Cinquanta e Sessanta hanno creato in Italia un punto di contatto straordinario tra avanguardia e cultura popolare”, secondo la definizione che ha dato Jeffrey Deitch dell’artista-progettista-grafico.
Davanti agli occhi si parano, qui, due semisfere, risultato da una “visione” avuta durante un viaggio a New York, dove Testa vide nella vetrina di un negozio una bambola giapponese, che gli fece recuperare un abbozzo pittorico rimasto a lungo chiuso in un cassetto e che voleva “rappresentare visivamente una sfera e mezza, eliminando così qualsiasi concessione al pittoricismo”, come scrisse lui stesso.
Il risultato, insomma, è un oggetto alieno, totemico e moderno allo stesso tempo, quella che è stata definita una delle prime apparizioni di arte minimale e che diventò, all’epoca, anche simbolo di una indimenticata e indimenticabile campagna di comunicazione dedicata al liquore Punt e Mes (punto e mezzo, proprio in torinese), diventato negli anni emblema di purezza sia visiva che di forma verbale. E così, da oggi, in piazza XVIII Dicembre l’oggetto “assurdo” è calato nella realtà. Un modo per ricordare il grande creativo legatissimo alla sua città, che trova un “omaggio al futuro” anche nel contest che il gruppo Testa ha dedicato ai giovani creativi: il vincitore si aggiudicherà un mese a Los Angeles, nel cuore del cinema e dell’entertainment, nei nuovi uffici Testa L.A. Per proseguire l’avventurosa ricerca del papà della comunicazione.