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Luogo densamente simbolico di Milano, innervato nella storia della città e nella percezione dei suoi abitanti, Porta Venezia sarà al centro del prossimo, grande progetto di Ibrahim Mahama, a cura di Massimiliano Gioni, promosso dalla Fondazione Nicola Trussardi. Da martedì, 2 aprile, in piena Art Week milanese, l’artista nato a Tamale, in Ghana, nel 1987, presenterà A Friend, un’imponente installazione concepita appositamente per i due caselli daziari di Porta Venezia, visitabile fino al 14 aprile.
A Friend rappresenta l’ultima tappa di un percorso che, intrapreso dalla Fondazione già dal 2003 con la Presidenza di Beatrice Trussardi e la Direzione Artistica di Massimiliano Gioni, è orientato alla diffusione dell’arte contemporanea nel cuore della città, riscoprendo e valorizzando luoghi dimenticati o insoliti. Il sedicesimo anno di attività si apre, dunque, con uno degli artisti emergenti più promettenti, dopo le personali di Allora & Calzadilla, Pawel Althamer, Maurizio Cattelan, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul McCarthy, Paola Pivi, Pipilotti Rist, Anri Sala e Tino Sehgal e le due grandi mostre ai temi La Grande Madre, nel 2015, e La Terra Inquieta, nel 2017.
Mahama ha già esposto alla 56ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, nel 2015, a Documenta 14 a Kassel e Atene, nel 2017, e in questa occasione coinvolgerà tutta l’area di Porta Venezia, una delle sei porte principali della cinta urbana, che sorge sullo stesso asse viario su cui erano sorte in precedenza le omonime porte di epoca romana, medievale e spagnola. Per secoli, Porta Venezia è stata per Milano la porta d’Oriente, segnando il confine che delimitava il territorio urbano rispetto alla campagna, ricorrendo tanto nella vita quanto nelle cronache: dall’ingresso della peste con l’epidemia del XVII secolo, alle pagine de I Promessi Sposi, fino ai quartieri multietnici che, oggi, si articolano intorno a questo snodo fondamentale.
A Friend vuole innescare una riflessione sul concetto stesso di soglia, quel luogo di passaggio che definisce l’interno e l’esterno, il sé e l’altro, l’amico e il nemico. Come già avvenuto per le numerose opere pubbliche realizzate da Mahama nelle capitali dell’arte contemporanea in musei, biblioteche, palazzi governativi, teatri e stazioni ferroviarie, anche a Milano l’artista avvolgerà i caselli neoclassici di Porta Venezia con sacchi di juta, creando una seconda pelle che conferirà ai due edifici una nuova identità. In questa presentazione milanese, l’opera di Mahama sembra ricollegarsi esplicitamente agli interventi urbanistici di Christo, che negli anni Settanta aveva impacchettato i monumenti a Leonardo da Vinci e a Vittorio Emanuele in Piazza Scala e Piazza Duomo.