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Riapertura dei siti, interventi per favorire l’accessibilità, collaborazioni con gli enti locali, dialogo con il territorio, pluridisciplinarità. Queste le linee guida impartite da Paolo Giulierini, nominato direttore ad interim del Parco Archeologico dei Campi Flegrei e direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, incarico che ricopre dal 2015. Giulierini, toscano, specializzato in etruscologia e amatissimo a Napoli per gli ottimi risultati ottenuti al MANN, succede ad Adele Campanelli, che da febbraio 2017 è stata il primo direttore del Parco, istituito nell’ambito della seconda fase della riforma dei beni culturali voluta da Dario Franceschini e comprendente quattro Comuni su una vasta area a est di Napoli, con circa trenta siti di enorme rilevanza storica e paesaggistica, come il Parco Archeologico Sommerso di Baia, le Terme di Bacoli, l’Anfiteatro di Cuma, il Museo Archeologico nel Castello aragonese. Un fiore all’occhiello della Regione Campania, che infatti vuole candidare la zona come Patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco.
Per farlo, però, dovranno essere risolti alcuni problemi amministrativi e gestionali, dovuti sia alla complessità di un territorio così ampio e articolato, sia ai rallentamenti conseguenti alla vicenda giudiziaria che, nel 2017, coinvolse Campanelli, successivamente reintegrata. Da un lato, ci sono dati del Mibact non confortanti che, nonostante il boom dell’archeologia e l’innegabile fascino dell’area, vedono il sito in emergenza visitatori. Dall’altro, un bilancio approvato a gennaio 2018 che mette in cantiere interventi per 38 milioni.
«Siamo pronti, non ci fermiamo. Il Parco archeologico dei Campi Flegrei è una sfida allettante e impegnativa. Siamo qui, tutti uniti, per continuare un percorso e non perdere questa grande opportunità data al territorio», ha commentato Giulierini, nel corso della conferenza stampa tenuta al Rione Terra, alla presenza dei rappresentati dei Comuni interessati, Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Giugliano.
Tenendo in considerazione ciò che è stato già fatto, potendo contare sui finanziamenti già ottenuti e da investire sull’intero patrimonio, si penserà al futuro, iniziando dall’immediato: «Lanceremo un bando per la creazione del logo, primo elemento per lavorare alla riconoscibilità del Parco stesso. Per poi entrare nel vivo di una strategia di marketing, per far riconoscere la rete museale presente sul territorio flegreo».
«L’archeologia fa parte di un contesto vivo ed aperto a tutti, siamo già al lavoro ed entro il 31 marzo sarà delineata una nuova offerta, che non lascerà indietro alcun monumento. Ma per decollare c’è bisogno dell’impegno di tutti: enti locali, associazioni, territorio. Invito tutti a proporre suggerimenti per una crescita sana e proficua. Sono convinto che non esista un primato dell’archeologia, ma un tavolo di confronto con le diverse competenze ricchezza autentica di questa terra. La pluridisciplinarità del Parco è fondamentale per non sprecare energie e tempo. Ovviamente lavoriamo per una strategia sul lungo periodo, che a giugno potremmo presentare in occasione del ritorno al Castello di Baia della statua di Zeus, attualmente al Museo archeologico di Napoli. È giunto il momento del decollo dell’intero Parco, mettendo a sistema storia e cultura. Questa è un’occasione da non perdere, soprattutto per i giovani, per loro in special modo è importante impegnarsi, per creare le condizioni necessarie di messa a reddito di un patrimonio così prezioso. La vera sfida è questa», ha spiegato il direttore.