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Viviamo una deriva tale in cui ci si aggrappa alla nascita di nuovi eventi, nuovi spazi, nuove location, nuovi spazi NO PROFITTTT, nuove riviste...contenitori che si salvano sempre per la solita inattaccabile retorica del fare. Forse bisognerebbe tornare bambini e giocare con i pezzi. E' veramente antipatico quando la burocrazia si maschera e si maschera con definizioni a lei contrarie.
Più che di deriva, ci comportiamo come catafalchi viventi, in attesa di qualche evento artistico, che ci svegli dal torpore e che ci liberi dalla prigione esistenziale che noi stessi ci siamo costruiti in questa società malata.
La babilonia di gallerie, fiere,musei e manifestazioni varie, ci hanno intossicato il corpo e lo spirito. Hanno trasformato la gioia di vivere in qualcosa di innaturale. Tutta questa galassia di merci e prodotti "artistici", che ci propinano ogni giorno, non fanno altro che allontanarci sempre di più da ciò che possiede un reale significato. Accettiamo passivamente tutto, anche le brutture. Non ci rimane che cercare la bellezza che è dentro noi stessi, quella materia vivente pura per liberarla da questo mercato grigio e mortifero delle cosiddette "opere d'arte" e restituirla al mondo senza la mediazione di mercenari, con la luce e la consapevolezza di creature viventi e supreme.
Concordo con Savino Marseglia e Luca. La nostra civiltà è allo sbando, così l'arte, sembra più lontana dalla vita, quella autentica...