Unisci i punti è un progetto nato da un’idea di Daria Filardo e Thierry Ollat con la collaborazione degli Atelier d’Artistes di Marsiglia e la Galleria Neon di Bologna, e si inserisce nelle attività di scambio con artisti e critici promosse dai due spazi che – seppure differenti – sono accomunati da un forte interesse per la ricerca e da un’attenzione costante ai linguaggi più innovativi.
In un doppio appuntamento espositivo saranno mostrate a Marsiglia – Atelier d’Artistes – le opere degli artisti italiani, mentre e Bologna – Galleria Neon – quelle degli artisti francesi. Il progetto, disegno unico composto da identità differenti, troverà un luogo di incontro nella pubblicazione di un catalogo, racconto visivo che raccoglie le esperienze di tutti gli artisti ricomposte in un disegno immaginario.
La mostra indica un percorso, un attraversamento delle poetiche; una costruzione attraverso le forme e le immagini, di possibili traiettorie.
Il titolo suggerisce il sovrapporsi di cammini che tracciano una rete di punti, di sensibilità, di raffigurazioni del mondo ironiche, disincantate, poetiche che – seppure apparentemente dissonanti – disegnano i confini dentro i quali suggerire una comunicazione profonda.
Unisci i punti . come su una mappa geografica segnata dalle strade percorse. Appariranno luoghi che compongono un’immagine inventata, che segnano un tracciato, un incrocio di esperienze connesse.
In questo primo appuntamento espositivo lo spazio degli Atelier d’artistes ospiterà le opere della nuova generazione dell’arte italiana. Artisti diversi per sensibilità e tecniche, percorsi che spaziano dal disegno al video, dalla fotografia alla scultura, dalla pittura all’installazione.
Dalle dissonanze poetiche la mostra propone una sorta di mappa rapsodica che si muove liberamente dalla riflessione pittorica di Sergia Avveduti – che propone l’isolamento di frammenti architettonici che fluttuano in uno spazio concettuale bianco, ai gesti performativi che riflettono sull’idea di azione e relazione di Annalisa Cattani; dal linguaggio fotografico narrativo, mediterraneo e personale di Domenico Mangano, al corpo come filtro d’esperienza pulsante e vitale dei lavori video di Marzia Migliora; dal dialogo intimo e parallelo fra Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini che si interrogano sulla possibilità e lo spazio della relazione, alle tensioni liriche e poetiche delle installazioni di Sandrine Nicoletta; dallo spiazzamento ironico degli oggetti ambientali di Daniele Pario Perra, ai set ricostruiti attraverso la fotografia e gli spaccati di interni dettagliati e minuziosamente ricreati di Marco Samorè .
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