09 settembre 2015

Un’opera d’arte accusata di importare illegalmente armi da fuoco. Storia di “War Throne” di Goncalo Mabunda, da mesi bloccata a una dogana. E ora in pericolo

 

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Si chiama War Throne, la guerra del trono, ed è realizzata interamente con armi dismesse. L’artista è Goncalo Mabunda, nato in Mozambico, che ha all’attivo mostre anche al MoMA e al Pompidou, e che da questa primavera vede bloccato il suo pezzo all’aeroporto di Philadelphia, dove i doganieri del Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms (ATF) stanno detenendo il lavoro perché “accusato” di essere una sorta di copertura per l’importazione di armi da fuoco. 
Ed è infatti quello “il genere” che il collezionista Adam Solow (che ha acquistato l’opera per 8mila dollari) dovrebbe domandare il rilascio dell’opera: un permesso di importazione di armi. 
Un misunderstanding che potrebbe portare alla distruzione dell’opera, nonostante sia stato ribadito da più parti che le componenti “armate” sono inermi, e nonostante la comprovata carriera di Mabunda, attualmente anche in scena nella Biennale di Okwui Enwezor. Il Trono (nella foto sopra un particolare) è stato costruito con l’assemblaggio dei reperti bellici ritrovati dall’artista proprio in Mozambico, dopo 15 anni di guerra civile. Una cifra stilistica che spesso ha contrassegnato le opere di Mabunda, dove sono inserite granate, mine e cinture per mitragliatrici.
Non importa, insomma, che tutto faccia parte della società civile; non importa la voce del Brooklyn Museum in capitolo e nemmeno quella della galleria Ethan Cohen di New York, dove l’artista ha avuto una collettiva quest’anno.
In compenso c’è stata una dichiarazione da parte del bureau, un paio di giorni fa: “Gli elementi sono considerati una minaccia fintanto che alcune parti potranno essere rimosse e riproposte in modo tale da poter essere utilizzate come arma”. Solow, dal canto suo, ha promesso una querela. Ma intanto sopravvivono vecchie storie sempre verdi, in grado di lasciare l’arte senza scampo, a causa della miopia dei “controllori”, e delle leggi a riguardo.
In home page: Goncalo Mabunda, Senza Titolo (Mask) (2015), photo: Kyo Noir Collection

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