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Gli uomini contro le donne e poi gli uomini e le donne, di nuovo insieme per condividere un viaggio che, per entrambi, potrebbe essere l’ultimo. E ancora, gli esseri umani, i loro linguaggi così diversi che si parlano e si ascoltano, diventano nuove parole, spostano continuamente la linea dei confini. Ai Bordi dell’Identità è il nuovo progetto espositivo itinerante, a cura di Giacomo Zaza, che porterà al MUST di Lecce, dal 20 giugno al 8 settembre 2019, e al MAC di Lissone, dal 28 settembre al 24 novembre 2019, le opere di videoarte selezionate dalla collezione della Fondazione Han Nefkens di Barcellona e dal Premio de Producción de Video Arte Fundación Han Nefkens-CAC Quito 2018.
Quindici artisti provenienti da differenti luoghi del mondo – Occidente, Americhe, Africa, Asia e Medio Oriente – propongono considerazioni sociologiche e culturali partendo dal proprio punto di vista e dai propri contesti di riferimento, attraverso linguaggi narrativi eterogenei. Da Shirin Neshat, che in Tooba (2002) propone un tentativo di risoluzione delle tensioni tra uomini e donne, a Maya Watanabe, che nel video Liminal (2019) si sofferma sui genocidi avvenuti in Perù, da Arash Nassiri, che in Tehran-geles (2014) sovrappone in maniera surreale le città di Teheran e Los Angeles per raccontare l’urgenza dei movimenti migratori, all’utopia comunista di Disappearance of a Tribe (2005), video intimo e biografico di Deimantas Narkevičius. Un approfondimento della videoarte latinoamericana è proposto da una selezione di opere tratte dall’edizione 2018 del Premio de Producción de Video Arte Fundación Han Nefkens-CAC Quito 2018, degli artisti Adrián Balseca, Javier Castro, Jonathas de Andrade, Luis Gómez Armenteros, Beatriz Santiago Muñoz.
Un excursus di video-racconti dal quale si ricava l’urgenza di porre l’essere umano al centro di un’indagine che coinvolge i processi d’identificazione e di appartenenza, d’individuazione delle differenze, di riconoscimento dell’alterità. Essere ai bordi, come suggerisce il titolo della collettiva, allude a quella condizione di fluidità in cui la definizione individuale si realizza attraverso il confronto e la negoziazione con il prossimo o il diverso. I video in mostra indicano, in una prospettiva positivistica, la direzione dell’interculturalità come matrice costruttiva, verso il percorso di emancipazione dell’uomo.