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Il mondo è complessità, una complessità spesso difficile da decifrare ma che non può essere semplificata, pena il suo fraintendimento, la sua mistificazione, la sua caduta nel regno scivoloso del vago e dell’incerto. I temi complessi, però, si prestano poco alla comunicazione di massa, diventano difficilmente pagine di rotocalco che vuole fare notizia con slogan e fuochi d’artificio. Come si può, allora, fare in modo che l’eterogenia diventi fruibile, che si possa avvicinare al pubblico per formare opinione, pur non rinunciando ad uno sguardo profondo?
La risposta viene dalla TBA21-Academy, committente, in partenariato con il CNR-ISMAR, della mostra “Prospecting Ocean”, di Armin Linke, con la curatela di Stefania Hessler, visibile dal 23 maggio al 30 settembre 2018 all’Istituto di Scienze Marine di Venezia. La TBA21 si dà come obiettivo proprio quello di affrontare il problema della fruizione di un tema difficile da afferrare. Si prefigge, infatti, «di utilizzare il prisma dell’arte per promuovere una comprensione più approfondita dell’oceano», unendo artisti, scienziati, politici e pensatori attorno a missioni di esplorazione collaborativa. L’arte diventa quindi motore di studio che permette di approfondire un tema in maniera inedita e accurata, facendo leva su strumenti estetici, tecnici e compositivi in grado di svelare qualcosa di più, rispetto a quello che la scienza di per sé è in grado di vedere e di spiegare.
Il progetto portato avanti con Armin Linke è di lunga durata, partito tre anni fa e ora si dipana attraverso le 12 sale del centro ISMAR di Venezia. Una mostra di cui è possibile un doppio piano di lettura, più superficiale ed estetico, da un lato, più teorico e attento, dall’altro. Lo spettatore può semplicemente lasciarsi catturare dalle immagini, oppure decidere di relazionarsi con gli schermi interattivi e scavare, per avere informazioni più approfondite e sostanziose in grado di proiettarlo nel cuore dell’indagine.
L’opera d’arte, in “Prospecting Ocean”, nasce dall’accostamento e dal montaggio di materiali scientifici, nati per essere dei veri e propri strumenti operativi, evolvendosi poi al punto di diventare opera. Lo spettatore si trova catturato dall’enigmatica visione degli abissi marini ma, al contempo, viene proiettato nel cuore delle assemblee delle Nazioni Unite che sono chiamate a prendere decisioni politiche e ambientali su quegli stessi abissi.
Armin Linke, filmaker e fotografo, osserva e fa osservare la rete di interessi economici e politici che stanno alla base di equilibri delicatissimi, che necessiterebbero di un’attenzione di gran lunga maggiore rispetto a quella che ricevono. Dal punto di vista tecnico si hanno immagini del fondale oceanico che raramente sono state osservate, acquisite mediante l’impiego di speciali veicoli sottomarini a controllo remoto (ROV), così come ci sono rare immagini delle riunioni dei decisori politici, in cui l’artista è riuscito ad introdursi.
Un progetto decisamente di peso, che vedrà la sua naturale prosecuzione nell’apertura che avverrà nel 2019 di “The Ocean Space” alla chiesa di San Lorenzo a Venezia. (Penzo+Fiore)