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L’arte classica, soprattutto in Italia, fa da sfondo muto ai panorami più diversi; ci siamo abituati insomma.
Invece, Marianne, in una visita guidata che riserva diverse sorprese, ci racconta innanzitutto che sono lì perché son talmente grandi che non ci sono altri spazi adatti a conservarle. Colossi. Copie di bronzi greci donati da un Papa a un Principe, sculture rinascimentali ritrovate in un fosso, Michelangelo. Già la loro storia si fa leggenda.
I am your Venus, I’m on fire, your desire. Marianne sorride, danza e sculetta sovrastata da un enorme Flora, che prima ancora era Afrodite, la dea dell’amore, vestita alla moda del II secolo a.C. ci fa notare, per via di una cinturina che le trattiene il peplo sui fianchi. Enorme, florida, sensuale. La coroncina è stata aggiunta più tardi e forse anche le mani. La donna, l’amore, la fertilità, le messi, la sopravvivenza della specie.
La prossima, superba femmina a incontrarci, non è niente meno che Pallade Atena, la dea della libertà.
Ce n’è una copia al Louvre, importante per la Rivoluzione Francese.
Marianne ci fa notare che queste statue sono state per secoli simboli di diritti, di concetti importanti, tramandati attraverso una storia di immagini che ora si è sicuramente persa, diluita tra un selfie e l’altro. Atena guerriera è stata il simbolo della libertà, il fauno Barberini ci conduce fino a re Mida per parlare dell’avidità dei potenti, l’Ercole farnese dice forza e dubbio, fino a che punto tradire un popolo per governarlo? È importante la relazione col potere. Infatti Atena porta al collo la testa di Medusa, violentata da suo marito Poseidone e ridotta a mostro dalla moglie, victimblaming, #hertoo, ci fa notare Marianne.
Dietro l’angolo una sorpresa, sotto a una galleria di busti importanti, un coro di studenti e studentesse di Brera indossano pettorali muscolosi da gladiatori e intonano Bella Ciao, uno sfasamento intenso e importante.
Davanti all’altorilievo di un leone, Marianne ci chiede: Cosa ci vuole per tradurre la conoscenza in azione? Ci dice che la coscienza è un gesto nel suo farsi, ci parla di giustizia e risveglio per una giusta causa. Etica, libertà, giustizia. Patroclo che difende Achille fino alla morte. Michelangelo che si fa gioco del tempo e del potere ritraendosi come un vecchio fauno ai piedi della Notte che ornerà il monumento a Giuliano de’ Medici.
È giusto sapere perché queste statue sono lì, è giusto sapere perché sono arte, perché vengono tramandate, perché fanno parte della nostra storia, del nostro presente, di noi. Lei ce lo racconta con grazia, leggendo a terra, ballando, ridendo, portando a galla sentimenti nascosti in una text-based performance davvero coinvolgente.
Le prossime puntate il 26, 28, 30 maggio e il 1 giugno alla Biennale di Oslo, ex Museum of Contemporary Art. (Marcella Vanzo)
Marianne Heier
And their Spirits lives on
Nell’ambito di osloBIENNALEN First Edition 2019-2024
An evolving programme of art in public space
In collaborazione con Accademia di Belle Arti di Brera
A cura di Alessandra Pioselli, Eva González-Sancho Bodero, Per Gunnar Eeg-Tverbakk
3-5 maggio h.11:30, ingresso libero – Accademia di Brera, Milano