Un piccolo, succulento assaggio l’aveva dato giusto un anno fa la mostra da Lia Rumma, con disegni, bozzetti e soprattutto il modellino in scala del palcoscenico del Teatro San Carlo di Napoli. Ora per Il Flauto Magico firmato William Kentridge è giunto finalmente il momento del debutto. Riguardo l’allestimento, realizzato in coproduzione con il Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles, molto lasciava capire il “teatrino” nero, che esemplificava le soluzioni ideate dall’artista sudafricano per raccontare il lungo travaglio dalle Tenebre alla Luce musicato da Wolfgang Amadeus Mozart. Partiture di luce, proiezioni ed animazioni emblematicamente giostrate sul dualismo positivo-negativo, col palcoscenico concepito come una “camera oscura” dominata da un enorme occhio disincarnato, in ossequio al simbolismo massonico che attraversa dall’inizio alla fine il singspiel, ma anche riferimento allo sguardo dietro l’obiettivo fotografico. Si richiamano invece all’immaginario barocco i dipinti su tulle digradanti dal proscenio al fondo. Una messinscena stratificata in diverse epoche, che ha ispirato anche i costumi di Greta Goiris: l’imprecisato Egitto in cui il libretto di Emanuel Schikaneder colloca l’azione, il Settecento (secolo di composizione dell’opera), l’Ottocento (epoca dei pionieri della fotografia) e i nostri giorni. Evento nell’evento, la sera dell’anteprima di gala, l’esposizione di un grande arazzo – firmato Kentridge, naturalmente – nel foyer del Massimo partenopeo, dove a fare gli onori di casa saranno il governatore Antonio Bassolino, Achille Bonito Oliva e Lia Rumma. E non è tutto. Per l’occasione sono stati anche predisposti appositi menu a tema, innaffiati dall’“eccellente Marzemino” di dongiovannesca memoria: dalle penne alla Papageno al miglio e, dulcis in fundo, le arcifamose “palle” di marzapane. (anita pepe)
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