Due lunghi corridoi paralleli che si estendono sottoterra per oltre 40 metri di lunghezza, soffitti bassi a volta e pareti dall’intonaco scrostato su cui ancora si leggono le tracce degli slogan incisi durante la seconda guerra mondiale, “W il duce”, “W la guerra”. Parliamo del rifugio antiaereo intitolato a Vittorio Arrigoni, a Brescia, che per tutto il mese di maggio funge da suggestiva e insolita cornice alle opere di dodici street artist italiani, chiamati dalla neonata associazione culturale Segmenti Urbani a confrontarsi con questo luogo di memoria.
“Art of vandalism?” è un’esposizione collettiva che, attraverso il lavoro di alcuni tra i nomi più noti della street art italiana, getta uno sguardo sulle diverse pratiche artistiche di quello che, da movimento underground, si è trasformato, oggi, in vero e proprio fenomeno di massa.
Dai lavori dei writer Tommy Sper e Bone, che traspongono su tele e tavole l’energia della strada, ai raffinati giochi calligrafici di Daniele Tozzi, la cui ricerca artistica si precisa nell’ambito del lettering, agli stencil di Nabla e Zibe con il volto de “il mio amico Arnold”, il loro logo più famoso, di Uno e Icks, passando dalle tele di Nemo’s, con le sue figure antropomorfe, nervose e cariche di inquietudini, ai poster di Stelle Confuse e Guerrilla Spam, all’intervento di poesia di strada e assalto poetico del milanese Ivan Tresoldi e, ancora, al progetto site specific di Biancoshock che, con un intervento sottile e spiazzante, ricostruisce all’interno del bunker un negozio di telefonia che, in un’era invasa dalla tecnologia e dalla connessione, promuove la non-linea. “Art of Vandalism?” offre uno spaccato variegato e interessante su un fenomeno globale purtroppo ancora oggetto di fraintendimenti e letture equivoche.
Nata come atto spontaneo e illegale, con la volontà di agire nel tessuto urbano e interagire con l’ambiente e le persone, senza vincoli né restrizioni, oggi la street art è divenuta oggetto di interesse da parte delle istituzioni e dei tradizionali circuiti commerciali dell’arte ma il dibattito sulla legittimità o meno dell’intervento in strada, sui muri e sui treni si è caricato di ulteriori interrogativi. Arte o vandalismo? Esaustiva la risposta a questa domanda nella scelta della curatela di evidenziare il legame imprescindibile nella street art, tra azione in strada condotta illegalmente e opere commerciali, attraverso il variegato universo creativo dei suoi autori.
A completare il percorso espositivo le immagini di quattro fotografi; S.B., Giovanni Candida, Robby Rent e Anton Akimov presentano altrettanti progetti che documentano l’incredibile sviluppo negli ultimi anni dell’arte urbana in Europa. Non manca infine una sezione dedicata alla sticker art, con il progetto “Bombing Bunker”; promossa dall’associazione culturale Segmenti Urbani, l’iniziativa ha raccolto adesivi da tutto il mondo, gettando luce su una forma della street art più discreta e meno eclatante, lontana dal gigantismo del graffito ma intrisa di una forza comunicativa dirompente. (Antonia Bertelli)