01 luglio 2020

Doccia fredda per Jorit: no della Soprintendenza al murales di Pino Daniele

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Il murales di Jorit dedicato a Pino Daniele non si farà, c'è il parere negativo della Soprintendenza: l'edificio della Stazione Centrale è sottoposto a vincolo del Mibact

A mettere la parola fine alle discussioni è arrivata la secca e inappellabile risposta della Soprintendenza: il murales di Jorit nelle immediate vicinanze della Stazione Centrale di Napoli non si farà. L’edificio sul quale l’opera avrebbe dovuto essere realizzata, il cosiddetto edificio Nervi, il palazzo più alto del complesso ferroviario di Piazza Garibaldi, è Patrimonio architettonico fin dal 2003, quindi sottoposto a tutti i vincoli di conservazione imposti dal Mibact. Jorit era stato invitato da Alex Daniele, figlio di Pino Daniele, a realizzare uno dei suoi tipici ritratti in primissimo piano, dedicato questa volta proprio al grandissimo e immortale cantautore. Il luogo prescelto era appunto quello della Stazione, in particolare la facciata a nido d’ape del palazzo progettato da Pierluigi Nervi, ma già dalle prime battute si era registrato un serpeggiante malumore nei confronti dell’iniziativa.

A qualcuno non piace Jorit

Vari i capi d’accusa, dall’eccessivo presenzialismo di Jorit, che in città ha disseminato decine di suoi ritratti di dimensioni più o meno imponenti, quasi tutti dedicati a icone della storia di Napoli, da San Gennaro a Maradona, fino a Pino Daniele, fino alla “superficialità” con la quale queste immagini vengono proposte.

«Ma sono l’unico in questa città che si è stancato di vedere le facciate dei palazzi monopolizzate dai faccioni di jorit? bello il san gennaro, bello il maradona, ma esiteranno anche altri street artist nel mondo? ci sarà qualcuno in grado di concepire dei soggetti un po’ più complessi che dei ritratti con delle strisce in faccia e di riproporlo per 10 anni? dai, un po’ di creatività!», ha scritto sulla sua pagina Facebook il regista Francesco Lettieri, autore dei video di Liberato oltre che del recente Ultras. «State puntando il dito contro il soggetto sbagliato. Jorit ha stancato? OK…Il problema è l’ignoranza in materia di street art di chi è al potere. Sicuramente ci sono tanti artisti che meriterebbero di lavorare», è il commento di Alberto Polo, uno dei protagonisti storici della scena del writing e della street art napoletana.

Da parte sua, Jorit si è difeso ribattendo punto per punto: «A Napoli ci sono circa sessanta murales, io ne ho realizzati solo nove o dieci. L’anno scorso c’è stato un bando del Comune per realizzare 26 lavori, io non ne ho fatto nemmeno uno. Per me non si tratta di decorazione, non è come fare un disegnino. Un murale deve dire qualcosa alla città, al territorio. Negli ultimi tre anni ho realizzato Diego, con le collette dei tifosi, e Niccolò, con il sostegno dell’Associazione a favore dei bambini autistici. San Gennaro l’ho fatto da me. Non mi interessa l’aspetto economico, il mio guadagno viene dai privati che mi chiedono lavori su tela. Sono convinto invece della capacità della street art di scuotere le coscienze. A Barra ho dipinto Martin Luther King per portare una figura rivoluzionaria in un quartiere dimenticato e ho interagito con molte persone, specie con i ragazzi».

La storia della Stazione e il parere della Soprintendenza

A prescindere dalle opinioni, la decisione della Soprintendenza è definitiva e ben motivata. Il complesso della Stazione Centrale risale al 1954, su progetto di un gruppo composto dagli architetti più influenti del periodo: Pierluigi Nervi, Bruno Zevi e Luigi Piccinato, che nel 1945 avevano fondato l’Associazione per l’Architettura Organica, e da Corrado Cameli, Carlo Cocchia, Massimo Battaglini, Giulio De Luca e Giuseppe Vaccaro.

foto Gabriele Lungarella

I tre grattacieli degli uffici e dei locali di ristoro sono tuttora in buone condizioni, disposti in una sorta di stella a tre punte, a evocare un simbolismo ritmico evidentemente riferito all’ondata di architettura razionalista che investì Napoli fin dagli anni ’30. Gli alti palazzi furono inaugurati nel 1966, come ultimo atto dell’ambizioso piano di riqualificazione della stazione che, nel corso degli anni, è stata comunque modificata, fino agli imponenti lavori, recentemente completati, firmati dall’archistar Dominique Perrault.

Insomma, prima di mettere mano in un’area così densa e stratificata (qui un nostro reportage) ce ne vuole. Strano pensare che il progetto, promosso da Pino Daniele Trust Onlus e dalla Fondazione Jorit, avesse già avuto il placet di FS Sistemi Urbani e Grandi Stazioni Immobiliare (Gruppo FS Italiane). A metterci i finanziamenti, anche Regione Campania, nell’ambito del progetto Drop in – rigenerazione urbana e percorsi formativi. Ma poi, secondo quanto riportato dal Mattino, ci ha pensato la Soprintendenza per l’Archeologia, belle arti e paesaggio di Napoli, con una lettera diretta ai vertici di Ferrovie dello Stato, a bloccare tutto.

In effetti, bisogna riconoscere che Jorit è l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto. Le sue immagini che hanno fatto il giro del mondo riflettono perfettamente quel gusto da bella cartolina senza troppe storie che piace talmente tanto a chi non è mai stato a Napoli – oppure a chi è appena sceso dal treno la prima volta – da piacere poi anche ai napoletani o, almeno, ad alcuni tra questi. E poi, insomma, possiamo veramente parlar male di Maradona e San Gennaro?

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