Categorie: Street Art

Dopo lo “stacco” di Nottingham, minacce al collezionista di Banksy

di - 22 Febbraio 2021

John Brandler, il gallerista e mercante d’arte che la settimana scorsa ha acquistato e fatto staccare il murales di Banksy dal muro in mattoncini rossi di Nottingham, è stato raggiuto da decine di lettere e di email minatorie, nelle quali è stato anche definito “nazista”. Proprietario delle Brandler Galleries di Brentwood e già collezionista di diverse opere del misterioso street artist, Brandler ha dichiarato di aver paura di uscire di casa, dopo aver comprato The Hula-Hoop Girl.

Che poi, ritrovarsi possessore per caso di un’opera di Banksy può diventare anche un rischio. Per esempio, il proprietario del garage di Port Talbot sul quale lo street artist realizzò Season Greetings, il bambino che gioca con i fiocchi di plastica sciolta, stava avendo seri problemi di sicurezza che avrebbero potuto minacciare anche l’integrità dell’opera stessa, non riuscendo a gestire il massiccio afflusso di persone desiderose di vedere il murales, oltre che di farsi fotografare. E anche quella volta intervenne John Brandler, che acquistò l’opera “salvando” il primo proprietario e ampliando la propria collezione che, secondo quanto dichiarato dallo stesso gallerista, può vantare poco meno di 30 opere di Banksy.

Le minacce al collezionista di Banksy

Il proprietario dell’edificio di Nottingham, che si trova nella zona di Radford, tra Ilkeston Road e Rothesay Avenue, aveva anche provato a contattare organizzazioni culturali ed enti locali, per evitare lo spostamento dell’opera dalla sua sede ma le trattative non erano andate a buon fine. E già le prime reazioni non erano state molto concilianti: Simon Bristow, esponente di Nottingham Project, associazione istituita dal comune per valorizzare la cultura e l’arte della città, aveva dichiarato al Guardian che l’opera di Banksy era stata vista come un messaggio di speranza da parte della cittadinanza.

«Ho perso più di 70 parenti nei campi di concentramento, quindi sentirmi dire che sono un nazista fa male», ha detto Brandler, che chiede: «Perché tenerlo per le persone che mi chiamano nazista?». Brandler ha anche sottolineato che l’opera necessitava di urgenti lavori di restauro, a causa della forte umidità, che avrebbe rischiato di far scomparire totalmente lo stencil nel giro di pochi anni.

La street art deve rimanere in strada

Non è la prima volta che le opere di Banksy vengono portate via dal loro “supporto” originariamente previsto. In alcuni casi si tratta di colpi clamorosi, come il topo trafugato dal cartellone pubblicitario nei pressi del Centre Pompidou di Parigi, a seguito di una operazione in grande stile, con tanto di camion con piattaforma. Altre volte, invece, di trattative assolutamente legali tra il proprietario dell’immobile e l’acquirente. Comunque non era mai successo che la comprensibile delusione del pubblico della street art arrivasse a livelli minatori ma l’evento non è isolato.

Una situazione simile sta succedendo a Bristol, città natale di Banksy. Aachoo!!, una delle ultime opere dello street artist, realizzata nel dicembre 2020 sul muro esterno di una casa privata in Vale Street, la strada più ripida della Gran Bretagna, è stata recentemente coperta da una impalcatura. Non si sa ancora per quale motivo ma la cosa non è piaciuta agli abitanti di Bristol, che temono uno stacco e hanno immediatamente fatto sentire la propria voce.

Nel frattempo, in Italia, dove Banksy ha realizzato due opere, una a Napoli – in effetti a Napoli erano due, poi una, quando lo street artist anonimo non era ancora così famoso, è stata cancellata – e l’altra a Venezia, continuano le mostre. A Palermo, sono già 1700 i visitatori di “Ritratto di ignoto – Un artista chiamato Banksy”, esposizione organizzata da Fondazione Sant’Elia, Fondazione Barbaro e MetaMorfosi, aperta la settimana scorsa e allestita tra il Loggiato San Bartolomeo e Palazzo Trinacria.

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